God of War: Vita e Morte di un Deicida
L‘ira incontrollabile, la sete di vendetta e il sacrificio, sono tre delle innumerevoli sfaccettature di Kratos, la personificazione della potenza e della rabbia, protagonista di una delle saghe che è entrata con prepotenza nell’Olimpo dei videogiochi. In questo articolo ripercorreremo le vicende del “fu” Dio della Guerra, dai concept sino all’imminente God of War su PlayStation 4. Attenzione a possibili spoiler.
Sviluppato da Sony Santa Monica, God of War ebbe una gestazione particolare e il cui successo fu del tutto inaspettato. God of War non fu il primo progetto di Santa Monica: tutto iniziò con un gioco meno ambizioso ma capace di dare i primi asset ed esperienza al team che avrebbe realizzato il noto titolo d’ambientazione mitologia, Kinetica. Fu proprio uno degli sviluppatori di Kinetica, David Jaffe, a divenire capo del nuovo team che, ispirandosi a titoli come Ico e Devil May Cry volle portare sulla nuova console Sony qualcosa che non si era mai visto e dal tono epico. Due aspetti erano fondamentali: il contesto e il protagonista. L’ambientazione scelta fu quella della antica Grecia, con quell’immancabile epica che permetteva di prendere innumerevoli spunti sia dal punto vista dei nemici, della trama e delle sezioni platform. Se questa fu relativamente semplice, la scelta del protagonista non lo fu altrettanto: il team di sviluppo era deciso a creare un personaggio originale, carismatico e brutale ma lontano dagli stilemi dell’epica classica. Furono passati in rassegna diversi modelli, come soldati con maschere ma abbastanza anonimi, guerrieri dalla spiccata vena africana fino a un personaggio che portava sulle spalle un bimbo o un cane, ma anche qui nulla di fatto, grazie a Zeus. Fu così deciso di realizzare un personaggio a torso nudo e che al posto dell’armatura avrebbe avuto un grosso tatuaggio per dare un tocco di colore. Inizialmente blu, il tattoo divenne rosso dopo che fu notata un’eccessiva somiglianza con un personaggio di Diablo II. Anche le armi hanno caratteristiche particolari: sono due lame, denominate Spade del Chaos, fuse con una lunga catena direttamente sulle braccia del protagonista, per gentile concessione di Ares. A questo punto manca solo il nome: visto che nella mitologia greca spesso ogni personaggio personificava una qualità (una virtù o un vizio), al personaggio in questione fu affibbiata la Potenza, che in greco antico si traduce appunto con Kratos (Κράτος). Il corpo bianco di Kratos è dovuto alle ceneri della moglie e della figlia da lui uccise mentre si trovava sotto il controllo di Ares, e attaccate per sempre alla sua pelle – di base scura –, attraverso una maledizione dell’Oracolo della sua stessa città.
L’inizio della fine
Dopo tre anni intensi di sviluppo venne presentato finalmente il nuovo titolo: God of War. Il gioco si apre con il potente Kratos, pronto a gettarsi dalla montagna più alta della Grecia. Ma le vicende interessate cominciano tre settimane prima. Kratos è tormentato dai molti mali che ha causato, ma soprattutto uno gli impedisce di dormir bene la notte: l’aver ucciso sua moglie e sua figlia, nonostante in quel momento fosse sotto l’influsso di Ares, è il suo peccato più grande. Proprio il Dio della Guerra sarà il principale antagonista del primo capitolo e darà filo da torcere al nostro paladino. Molti saranno i momenti esaltanti e ci troveremo a interagire con molti degli Dei che abbiamo studiato a scuola – o che, al limite, abbiamo visto in Pollon : Zeus, Artemide, Ade, Poseidone e Atena consegneranno a Kratos i loro poteri, tornando molto utili durante il corso del gioco, soprattutto una volta circondati da orde di nemici. Ares è ormai nemico dell’Olimpo e del mondo intero e sarà proprio Kratos a sconfiggerlo in una boss fight ben coreografata. Nonostante la vittoria, Kratos non avrà pace, succedendo ad Ares come nuovo Dio della guerra.
God of War fu un successo su vasta scala, apprezzatissimo dalla critica e amato dal pubblico, e dalla sua uscita costituì uno dei pilastri del grande tempio Sony. Tanta sana violenza viene immersa in un contesto – quello della mitologia greca – assolutamente originale e credibile e con una trama che a poco a poco lascia intravedere tutti gli aspetti del mondo di gioco e di Kratos, un antieroe che all’inizio faremo fatica a comprendere ma che col tempo impareremo ad apprezzare. Era dai tempi di Devil May Cry che non si vedeva un hack ‘n slash di tale potenza, perfetto sotto tutti i punti di vista e originale grazie all’impiego delle Spade del Caos e dei vari poteri messi a disposizione dagli Dei, il tutto contornato da una reattività dei comandi fuori scala. Oltre ai combattimenti, erano in scena anche sezioni platform e qualche puzzle ambientale da risolvere; un esempio su tutti è quello del Tempio di Pandora. Importante è anche la possibilità di potenziare Kratos e le sue armi, dando così un forte senso di crescita all’interno del gioco.
God of War ha anche il merito di aver sdoganato i quick time event, trasformando l’eliminazione dei nemici e soprattutto dei boss in scene altamente coreografiche e suggestive, e la particolarità della telecamera fissa, perfetta in tutte le situazioni e che in un gioco del genere fa davvero la differenza, essendo gestita direttamente dal motore di gioco, dando sempre il punto di vista migliore e rendendo l’azione cinematografica e adrenalinica.
Sul piano tecnico, GoW era quanto di più bello visto su PlayStation 2: modellazione certosina di personaggi principali e comprimari così come gli ambienti di gioco, tutti ricchi di dettagli e accompagnati da ottimi filtri, e soprattutto senza caricamenti di sorta. Ottimi particellari ed effetti speciali sono arricchiti da un comparto artistico d’eccezione e da un comparto sonoro perfetto sia nelle musiche che nel doppiaggio.
God of War rimane senza dubbio uno dei migliori videogiochi della storia. Allo Spike Video Game Award 2005 ha ricevuto il premio “Gioco d’azione dell’anno” e David Jaffe, il suo creatore, ha ricevuto il premio “Sviluppatore dell’anno“. Cominciarono anche a farsi vivi rumor su un lungometraggio cinematografico, ma non si ebbero più notizie.
Non solo monolite
Sorpresi? Esiste anche un God of War per smartphone denominato Betrayal, che cronologicamente si interpone tra Chains of Olympus e il secondo capitolo. Kratos, ormai vero e proprio Dio della Guerra, conquista, grazie al suo esercito spartano. Una volta giunto al suo prossimo obbiettivo, Rodi, viene fermato da Argo, un mostro mandato dalla regina degli Dei, Era, per dissuaderne i piani di conquista. Kratos, lo imprigiona senza ucciderlo, ma la bestia troverà comunque la morte per mano di un misterioso assassino. Kratos darà la caccia a quest’individuo in lungo e in largo senza riuscire a prenderlo. Il piano prevedeva di screditare Kratos agli occhi degli Olimpici, cosa che accade comunque per la stessa mano del nostro eroe, il quale uccide il nipote di Zeus, Ceryx (anche figlio di Hermes). Sarà proprio in questo momento che a Kratos verrà affibbiato il titolo di “uccisore degli Dei“, ponendo le basi per la guerra totale che si scatenerà di lì a poco.
La caratteristica di Betrayal è la sua grafica 2D e il suo essere più un platform game che altro. I combattimenti sono presenti ma ovviamente non hanno nulla a che vedere con quanto visto su console. Essendo un titolo per cellulari si son dovuti fare dei sacrifici, a cominciare dal sistema di controllo – in certi casi fastidioso – fino al comparto tecnico e sonoro. Resta un buon titolo, ma ovviamente i God of War a cui si riferisce il grande pubblico e la critica sono ben altri.
La maledizione di Kratos
Lo sviluppo di God of War II era ampiamente previsto, e la palla passò da David Jaffe al responsabile delle animazioni, Cory Barlog, aprendo anche di fatto la leggenda della “maledizione di God of War”: un nuovo capitolo, un nuovo producer. Il team era diviso in due: chi voleva sviluppare il titolo sulla nuova e più potente console (PlayStation 3), e chi voleva sfruttare al massimo l’ampio numero di unita vendute di PS2. Fu Yoshida, presidente Worldwide di Sony, a prendere la decisione: God of War II fu sviluppato su PlayStation 2.
Le vicende si aprono sempre a Rodi, con Kratos, nelle vesti di Dio della guerra che porta distruzione nella città con lo scopo di conquistarla. Un’aquila appare dal nulla dando vita al Colosso che sarà il nostro super avversario nella prima parte del gioco. L’unico mezzo per sconfiggerlo è la Spada dell’Olimpo, una potentissima arma forgiata da Zeus per sconfiggere i Titani anni addietro. Grazie a essa Kratos configgerà il Colosso di Rodi ma, nel farlo, perderà tutti i suoi poteri, tornando mortale. L’aquila si rivela essere Zeus stesso, che uccide Kratos portando così ordine nel caos. Ma il nostro eroe troverà soccorso nei Titani, che l’aiuteranno a compiere la sua vendetta ai confini del tempo e dello spazio. Solo la sequenza finale vale il prezzo d’acquisto del titolo.
Il secondo capitolo rappresenta un affinamento di quanto visto in precedenza: il sistema di combattimento è rimasto pressoché invariato nella forma ma con un miglioramento della risposta ai comandi e feeling con armi. Le nuove armi e magie rappresentano le vere novità in ambito di gameplay, cosi come il Vello d’Oro, capace di respingere gli attacchi se usato con il giusto tempismo, e le Ali di Icaro, che permette di coprire grandi distanze e modi più fantasiosi di uccidere i nemici. Anche la trama risulta meglio raccontata, grazie anche a bellissime cutscene in CGI, ricca di colpi di scena e momenti drammatici, arricchita da molte più boss fight e con una durata maggiore. Il comparto tecnico è eccezionale, probabilmente la produzione migliore su PlayStation 2, con ottime texture e, in generale, una pulizia maggiore rispetto al primo capitolo. Sempre nel 2007, God of War II vinse i Premi Bafta come Technical Achievement e Story and Character.
Il brand ebbe un tale successo da essere trasposto, sotto forma di prequel, nella portatile Sony: PSP. Con il sottotitolo Chains of Olympus, il God of War su handheld avrebbe raccontato quanto accaduto prima degli eventi di nostra conoscenza, fornendo uno sguardo più ampio su Kratos. Sviluppato da Ready at Down (sviluppatore che vanta anche il discusso The Order 1886), questo titolo mostra tutte le potenzialità della portatile Sony, toccando vette d’eccellenza un po’ dappertutto. Il motore base è quello utilizzato per Dexter ma è servito un aggiornamento apposito del firmware di PSP per far fruttare tutte le idee che aveva in serbo il team di sviluppo.
Qui si assisterà al piano – un po’ contorto, a dir la verità – di Persefone in cerca di vendetta nei confronti di Ade, reo di averla imprigionata, e degli Dei, che non avevano in alcun modo interferito. Il suo obbiettivo è quello di distruggere il pilastro che sorregge la Terra grazie al potere di Elios, grazie anche all’allontanamento di Kratos verso i Campi Elisi, dove il nostro protagonista, rinunciando alla malvagità e i suoi poteri, ha potuto finalmente ricongiungersi alla figlia. Kratos, compiendo una difficile scelta, riuscirà a fermare Persefone e a portare di nuovo la luce nel mondo.
Il team di Ready at Down è riuscito a trasporre un titolo perfetto anche sulla console portatile, a cominciare dal comparto tecnico, impressionante visto il contesto, aiutato sicuramente dallo schermo più piccolo per la pura resa grafica. Gli ambienti, le animazioni e tutto il resto è da primato, portando la PSP ad avere una sua killer application. Anche i comandi, sulla cui resa si temeva non poco, sono stati adattati regalando quasi le stesse sensazioni del DualShock. Ovviamente, rispetto ai titoli principali, questo capitolo ha qualche mancanza, come la durata della campagna tra le 6-8 ore, puzzle e boss più semplici, ma il tutto è comunque rigiocabile per sbloccare i numerosi extra.
È presente anche una specie di trollata: sul libretto d’istruzioni figura un invito a cercare le cosiddette Urne del Potere, in grado di conferire poteri inauditi e difficili da trovare. Peccato solo che nel frattempo gli sviluppatori decisero di eliminarle dal gioco completo per cui, chi non era a conoscenza di ciò, probabilmente ha vagato in cerca di urne che effettivamente non erano presenti.
In ogni caso, Chains of Olimpus fu il gioco piu venduto e con i voti piu alti presente su PSP.
Niente sarà più come prima
Nuovo God of War, nuovo producer, dicevamo: si passa da Cory Barlog a Stig Asmussen, l’art director di God of War II. Siamo al primo salto generazionale per questo franchise, approdando, nel 2010 su PlayStation 3, God of War III, in grado di mostrare tutta la sua potenza in una delle sezioni introduttive migliori di sempre.
Il Monte Olimpo è assediato da Kratos e dai Titani; Poseidone sarà il primo Dio a cadere per mano del deicida ma, subito dopo, Zeus, ricordandosi improvvisamente del suo ruolo, usa tutto il suo potere per ostacolare la scalata del Titano Gaia e il nostro pelatissimo eroe. Proprio quando Kratos si appresta a chiedere aiuto capisce di essere stato una pedina in mano dei Titani, interessati solo alla loro volta vendetta nei confronti degli Dei. Kratos partirà alla ricerca della sua doppia vendetta, eliminando chiunque si opponga alla sua strada, siano essi Dei o Titani, fino allo scontro finale con Zeus che vedrà il protagonista redimersi utilizzando il vero potere del Vaso di Pandora, utilizzato nel primo capitolo per sconfiggere Ares. Si scoprirà come e quando gli Dei divennero malvagi, pieni di istinti omicidi nei confronti di Kratos, e i veri piani di Atena.
Con il terzo capitolo, visto anche un nuovo e più potente hardware, si vantano diverse novità anche dal punto di vista del gameplay. Innanzi tutto magie e armi non sono più elementi separati: ogni arma infatti possiede la sua magia intrinseca, selezionabile grazie alla croce direzionale, con la quale è possibile cambiare arma rapidamente, continuando così le combo senza interruzioni. Inoltre, sono state modificate anche postura e animazioni del protagonista e l’introduzione di una barra apposita per l’utilizzo di alcuni oggetti come l’Arco di Apollo e gli Stivali di Hermes, oltre che un maggior numero e varietà di nemici.
A livello tecnico è essenzialmente un capolavoro, capace di lasciare sbalorditi ancora oggi nonostante siano passati otto anni. L’utilizzo del nuovo hardware ha permesso un boost spaventoso in tutti gli aspetti del gioco regalando una perla di pregevole fattura. Come detto, è la prima ora di gioco che risulta assolutamente straordinaria e picco più alto di tutta la produzione, difficilmente replicabile. In quell’ora di gioco si è avvolti da God of War alla massima potenza.
Oltre all’eccezionale comparto tecnico non si è badato a spese anche nel sonoro, che si fregia di ben quattro compositori differenti, che sono riusciti ad arrangiare brani dal tono epico in grado di esaltare ogni situazione possibile. Assolutamente impeccabili.
Durante lo sviluppo molte idee furono scartate come una modalità multiplayer o la possibilità di utilizzare gli Stivali di Hermes per correre sui muri alla stessa maniera di Prince of Persia.
Ascensione e declino
Sempre nel 2010 arriva un altro capitolo per PSP, ancora una volta realizzato da Ready at Down: Ghost of sparta, cronologicamente posto tra il primo God of War e God of War: Betrayal. Qui entrano in scena la madre di Kratos e il fratello, Deimos, apparsi in una visione del neo Dio della Guerra molto sofferenti. Kratos cercherà di trovare spiegazioni nella Città di Atlantide, eretta in nome di Poseidone e culla della conoscenza umana. Durante il suo pellegrinaggio verso il tempio del Dio dei Mari, Kratos “ritroverà” sua madre e avrà varie informazioni sul fratello, scoprendo che è stato rapito da Atena ed Elios per via di una profezia che narrava di come un uomo con la faccia dipinta avrebbe posto fine agli Olimpici. Essendo Deimos l’unico con queste caratteristiche, viene rapito causando anche la famosa cicatrice di Kratos sull’occhio. Deimos è prigioniero di Tanatos, il Dio della Morte, e, dopo una bellissima e coreografica boss fight in coop, e una volta “uccisa” la Morte, Kratos diventa un vero “Distruttore dei Mondi” – una sorta di Robert Oppenhaimer ma con la faccia dipinta–. Nel frattempo scopriamo anche che il padre di Kratos è Zeus.
Ghost of sparta rappresenta il canto del cigno di PSP, una gioia per gli occhi sia dal punto di vista meramente tecnico che artistico, anche se purtroppo non raggiunge le cifre di vendite degli altri capitoli.
Questo capitolo e Chains of olympus furono poi rimasterizzati nella Origin Collection per PS3.
Nuovo God of War, nuovo producer, come da tradizione: la palla passa da Stig Asmussen a Todd Papy. Arriviamo all’utimo God of War uscito finora, Ascension, un prequel di tutto quanto visto fino a questo momento.
Avendo tradito il patto siglato con Ares, Kratos è prigioniero di tre Furie, esseri impegnati nel “gestire” traditori e colpevoli. In questo meno riuscito capitolo, vediamo Kratos agli inizi, subito dopo aver siglato il patto con Ares e tormentato in maniera violenta dalle visioni. Kratos verrà aiutato da un’altra Furia, Orkos, che, resosi conto della crudeltà del patto, aiuterà il protagonista fino al sacrificio finale che renderà finalmente Kratos libero.
Ascension non vanta una trama che lascia il segno: sì, è ben raccontata, ma avara di colpi di scena risultando piuttosto prevedibile. Ovviamente il comparto tecnico anche qui è fuori scala, nonostante PS3 sia ormai sul viale del tramonto, con qualche piccola innovazione dal punto di vista del gameplay come avvenuta sul tasto cerchio del pad, non più adibito alle prese ma alle armi secondarie, che è possibile raccogliere durante il gioco. Anche i diversi amuleti, che potremmo utilizzare lungo il corso dell’avventura, diventano fondamentali ai fini del gameplay: quello di Uroboro, per esempio, permetterà di distruggere o ricostruire elementi dello scenario, mentre quello di Orkos permetterà di sdoppiarsi. Tutte ciò regala una boccata d’aria fresca alle sezioni platform, molto lunghe e costruite sulla base dei suggerimenti degli sviluppatori di Uncharted. Ma la vera novità è il comparto multiplayer, sia competitivo che cooperativo: una volta scelto il personaggio ci verrà richiesto a quale divinità votarci, avendo così da parte di queste un potere unico. Le modalità di gioco sono molte e permettono una buona progressione. Forse il multiplayer risulta a conti fatti un po’ forzato, visto che il franchise ha sempre puntato forte sul single player, ma è anche vero che David Jaffe ha sempre desiderato includere una modalità cooperativa sin dal primo capitolo, modalità che fu sempre scartata poiché Kratos rischiava di essere snaturato.
In Ascension, sono presenti tante novità ma, complice una trama non particolarmente ispirata ed elementi che sanno di già visto, questo God of War risulta il meno riuscito dell’intera saga.
Sei davvero tu?
Siamo nel 2018 e come al solito tocca a un nuovo producer, ma questa volta a una vecchia conoscenza: Cory Barlog è pronto a rilanciarsi con un nuovo capitolo dal semplice titolo di God of War che sposta parecchi focus su altrettanti elementi. Si passa infattidalla mitologia greca a quella norrena, in un futuro in cui Kratos ha ormai una certa età, prendendosi cura di Atreus, suo figlio. Cambiano completamente anche il combat system e il sistema di telecamere, non più fisso, ma spostato direttamente alle spalle del protagonista. Tutti questi cambiamenti rendono questo God of War effettivamente un altro gioco e difficilmente paragonabile ai titoli precedenti ma, da quanto abbiamo potuto vedere, di qualità sembra essercene tanta e non vediamo l’ora di reimpersonare la Potenza, ancora una volta.
Dopo sei giochi, uno mobile, un romanzo, una serie a fumetti, un lungometraggio sempre in cantiere, remastered e un nuovo capitolo pronto a stravolgere tutto, con Kratos apparso un po’ in giro in diversi altri media, ci si rende conto di quanto God of War sia entrato nella storia di questo mondo. Pensate che tra i piani di Santa Monica la serie doveva concludersi con il secondo capitolo, quando Kratos, dopo aver sterminato gli Dei greci avrebbe continuato la sua caccia ad altre deità di altre mitologie come quella nordica e addirittura quella cristiana. Infatti, riferimenti in tal senso, sono presenti in God of War II, in un dipinto che raffigurava i Tre Magi e un’arma, chiamata Lancia del Destino, come quella che trafisse Gesù crocifisso. Dopo tutto ciò, Kratos sarebbe diventato la Morte in persona, con le sue due lame che sarebbero diventate una falce, appunto come quella della morte.
Il nuovo Kratos è ora pronto a sfidare gli dèi nordici, e non più da solo.
GameCompass – 10 anni di Uncharted (02×15)
La saga di Uncharted compie 10 anni e Gero Micciché, Simone Bruno e Daniele Spoto ne ripercorrono i passi in studio, in una puntata arricchita dalla videorecensione dell’ultimo DLC, Uncharted: L’eredità Perduta, uno speciale recap della serie e l’immancabile top 7 a cura di Marcello Ribuffo con i migliori action/adventure game di sempre.
Uncharted: 10 anni di avventure
Il 2007 è stato un anno importante per la storia dei videogame: dopo aver prodotto note saghe di successo del calibro di Crash Bandicoot e Jak and Daxter, Naughty Dog abbandona i platform e si butta sulla pura avventura.
È così che 10 anni fa vede la luce in esclusiva per Playstation 3 Uncharted: Drake’s Fortune, primo capitolo di una serie destinata a entrare negli anni nel cuore degli appassionati. Ambientato in Sud America, il gioco introduce per la prima volta il protagonista Nathan Drake, discendente del corsaro inglese Sir Francis Drake e cacciatore di tesori, che qui andrà alla ricerca della mitica città di El Dorado. Ad accompagnarlo ci saranno due personaggi di cui la saga non farà mai a meno, la giornalista Elena Fisher e Victor Sullivan, amico di vecchia data e mentore di Nate.
I due saranno presenti anche nel secondo capitolo Among Thieves, Il Covo dei Ladri, che vedrà i protagonisti andare alla ricerca della mitica Shambhala dopo averci trasportato un po’ in giro per il mondo, dalla Turchia al Tibet passando per il Borneo per poi finire in Nepal: i nostri eroi verranno aiutati da un altro personaggio destinato a entrare nella storia della saga, la fascinosa ladra Chloe Frazer, che troveremo anche in Uncharted 3: Drake’s Deception, L’inganno di Drake. Anche qui si toccano vari punti del globo terrestre, e per la prima volta si arriva al centro dell’Europa, da Londra sino a un castello francese, per poi spostarsi di nuovo a est dove Nate passerà in rassegna Syria e Yemen prima di ritrovarsi nel deserto del Rub’ al Khali, per giungere infine alla mitica città di Ubar.
I tre titoli presentano un gameplay praticamente uguale, fatto di scalate, sparatorie con svariati nemici su schermo (comandati dal super cattivo che concorre alla nostra ricerca) e risoluzione di enigmi che danno a Uncharted il sapore del grande classico d’avventura, unendo azione, spettacolo e cinematiche in una storia curata e ben narrata.
Nello stesso anno, come gioco di lancio in esclusiva per la nuova handheld Sony, PSVita, viene messo sul mercato Uncharted: L’abisso d’oro, spin-off che racconta della ricerca della Città d’Oro e che vede i personaggi di Jason Dante e Marisa Chase nella loro unica apparizione. Ambientato prima di Drake’s Fortune, Golden Abyss è un capitolo che molti fan non possessori di Vita vorrebbero oggi su console e che non sfigura rispetto alla serie principale
Proprio la trilogia, uscita interamente in esclusiva su Playstation 3, ha un riscontro tale che non poteva essere assente su Playstation 4 e, nel 2015, a 4 anni dall’uscita del terzo capitolo, Uncharted arriva in una collection che raccoglie tutti e tre i capitoli.
È soltanto un modo per ingannare l’attesa: Drake ritorna infatti su PS4 dopo 5 anni di silenzio con un capitolo finale del tutto inedito: Uncharted 4: Fine di un Ladro è un titolo che viene salutato con gioia e clamore dei fan, arrivando a vendere quasi 10 milioni di copie in soli 18 mesi, un risultato straordinario se si pensa che gli altri titoli pare abbiano venduto più di 28 milioni di copie in un lasso di tempo molto maggiore. Oltre a essere l’ultimo della serie, stando a quanto detto da Naughty Dog, il quarto capitolo rivela una sorpresa per tutti gli appassionati: Nathan Drake ha infatti un fratello che credeva perso da tempo immemore e che qui ricompare per chiedere il suo aiuto e trascinarlo in una nuova avventura, che lo porterà dall’Italia, alla Scozia, all’Oceano indiano sino al Madagascar. Se il gameplay pare non godere di particolari innovazioni (si registra il cambio di qualche tasto sul controller e l’introduzione di oggetti come il rampino, il chiodo da scalata e un verricello montato sulla jeep d’esplorazione che poco aggiungono alle dinamiche di gioco), il titolo è salutato dagli esperti come un capolavoro di tecnica, arrivando a essere definito dagli specialisti di Digital Foundry come “A technical masterpiece” grazie a una qualità dell’immagine eccellente, con aliasing degli shader praticamente inesistente, un rendering dei personaggi superiore a quello di molti titoli tripla A, passaggi a sequenze d’intermezzo in tempo reale che fanno a meno di file video pre-renderizzati senza appesantire il tutto, scenari straordinariamente vividi e animazioni facciali notevolmente migliorate.
Alcuni mesi dopo, Naughty Dog rilascia un DLC che ha tutte le caratteristiche di un titolo autonomo: Uncharted: The Lost Legacy è lo spin-off che dà infatti spazio alle quote rosa Chloe Frazer e Nadine Ross, e che non sfigura dinanzi agli altri capitoli di una serie che, con i suoi oltre 41 milioni di copie vendute, si attesta come una delle saghe di maggior successo della nostra epoca, che colma il vuoto lasciato nel cinema da grandi classici come Indiana Jones, e che testimonia il grande potenziale narrativo di un mezzo come il videogame, capace di raccontare storie con forza e dignità decisamente non minori ai propri omologhi della settima arte.
Uncharted: L’Eredità Perduta
La saga di Uncharted compie 10 anni, e la ricorrenza non poteva essere festeggiata meglio di come lo è stata nell’ultima annata: un quarto capitolo dalla storia fluida, che registra i migliori numeri di vendita nella storia della nota serie Naughty Dog, e l’introduzione di alcune novità, non ultima la modalità multiplayer, fanno di questo 2017 un anno davvero da ricordare. Il suggello finale a una stagione così straordinaria è apposto da L’Eredità Perduta, titolo proposto al mercato come DLC di Fine di un ladro ma che, a conti fatti, presenta tutta la dignità e la completezza di un titolo a sé stanno. In questo spin-off (il secondo, dopo L’abisso d’oro, pubblicato in esclusiva su PS Vita) Naughty Dog dà spazio alle “quote rosa” della saga: protagoniste sono infatti Nadine Ross, personaggio che ci si è trovati a fronteggiare nell’ultimo capitolo della serie, e Chloe Frazer, vecchia fiamma di Nathan Drake apparsa per la prima volta 8 anni fa in Il Covo dei Ladri e che qui ci troviamo a controllare per l’intera durata del gioco.
La storia ha inizio in una Calcutta agitata dalla guerra civile, dove le due protagoniste si incontrano per rubare un prezioso artefatto di cui è in possesso Asav, leader dei ribelli che animano la sommossa urbana. Ottenuto l’artefatto, lo scenario si sposterà sui Ghati Occidentali, dove si andrà alla ricerca della Zanna di Ganesh, preziosa reliquia nascosta nel cuore dell’antico impero Hoysala: ed è proprio qui che viene introdotto un primo elemento inedito in tutta la serie. Il giocatore si ritroverà quasi fin da subito infatti in un’ampia mappa con due tipologie di obiettivi che lo impegneranno per un intero capitolo: bisognerà infatti obbligatoriamente attivare 3 leve piazzate in altrettanti punti sulla mappa per passare allo stadio successivo del gioco; in parallelo, si potrà portare a termine un altro obiettivo, facoltativo ma non meno importante, se non altro per la longevità che conferisce al titolo. Nell’area di gioco, nella quale ci si muoverà liberamente, sono sparse infatti 11 monete che permetteranno di accedere a un artefatto del tutto nuovo, il Rubino della Regina, braccialetto che segnalerà ogni volta la vicinanza di uno dei collezionabili a cui ci avvicineremo durante il nostro cammino: un oggetto molto utile ai cacciatori di trofei, che eviterà loro la perdita di tempo di battere ogni area di gioco alla ricerca di puntini luccicanti in ogni andito nascosto.A parte questi piccoli elementi, le novità sono ben poche: il gameplay rimane fedele a quello a cui la saga ci ha abituati, con le aggiunte già viste nel quarto capitolo, dal rampino al chiodo da scalata sino al verricello installato sulla jeep. Il sistema di gioco Naughty Dog in questo senso è ampiamente rodato e, pur soffrendo di una certa ripetitività di titolo in titolo, risulta come sempre snello, dinamico e di facile approccio. Lo sviluppatore americano conferma la volontà di venir incontro a un pubblico più largo, offrendo un gameplay avvincente ma al contempo mai frustrante, adatto a chiunque voglia divertirsi senza incorrere in situazioni troppo ostiche e consentendo al contempo di godersi la storia come ci si trovasse davanti a un film di genere.Proprio in termini di screenplay si trovano però forse le maggiori debolezze di questo DLC: la storia ha certamente una sua solidità, attestandosi come sempre sul canone classico dell’action-adventure di stampo cinematografico, con dialoghi da film hollywoodiano alternati a spettacolari momenti di azione. Ma in L’Eredità Perduta Naughty Dog mostra un po’ di svogliatezza creativa, proponendo varie situazioni già viste – non ultima una lunga sequenza in treno – e non offrendo scene da ricordare, chiudendo il cerchio della storia anche con un po’ di retorica di troppo.
Se la storia si mostra dunque un po’ sottotono rispetto ai precedenti capitoli, nulla può eccepirsi invece sul piano tecnico: The Lost Legacy offre infatti paesaggi mozzafiato, in cui la natura rigogliosa dei Ghati Occidentali si affianca alle imponenti costruzioni Hoysala. Vi è una decisa prevalenza di spazi aperti di certo non facili da gestire, ma il motore grafico di Naughty Dog è ormai una garanzia, e le immagini scorrono lisce a 30 fps senza alcun calo, offrendo una risoluzione nativa di 1080p su PS4, che arriva ai 1440 su PS4 Pro per la gioia di tutti gli amanti della grafica.The Lost Legacy è, a conti fatti, un titolo che non stupisce, ma rimane un tassello da non perdere per tutti gli appassionati della saga, offrendo 8 ore di divertimento e alta qualità visiva, e conservando il merito di non far rimpiangere l’assenza dell’iconico Nathan Drake, su un cui ritorno i fan sembrano non aver mai lasciato ogni speranza.
Electroinc Arts chiude Visceral Games
Electronic Arts, aggiornando i propri fan sullo sviluppo del progetto di Star Wars della Visceral Games capitanato da Amy Hennig, ha annunciato che la divisione verrà chiusa e lo sviluppo del titolo passerà a EA Vancouver. Ovviamente questo influirà sulla data di rilascio originariamente prevista per l’anno fiscale 2019. Visceral Games, nota come EA Redwood dal 1998 al 2009, è stata lo studio che in passato ha rilasciato titoli come la trilogia di Dead Space, Dante’s Inferno e Battlefield Hardline e che ora farà la stessa fine degli altri studios acquisiti da EA e che successivamente hanno chiuso come Bullfrog, Westwood Studios, Bioware, Origin e molti altri.
Patrick Söderlund, vice presidente esecutivo di Electronic Arts scrive:
«La nostra industria si evolve sempre più velocemente, come mai in passato. I giochi a cui vogliamo dedicare del tempo, le esperienze che vogliamo trarre da questi giochi, il modo in cui li giochiamo… tutto questo cambia di continuo. Sono questi i criteri che si seguono quando si creano i giochi. In questo ambiente che cambia continuamente facciamo in modo di creare esperienze che i nostri giocatori desiderano e oggi stiamo per fare un cambio significativo per uno dei nostri titoli.
Il nostro studio Visceral stava sviluppando un titolo action-adventure ambientato nell’universo di Star Wars. Allo stato attuale, stava prendendo forma come un gioco d’avventura basato su una storia lineare. Durante tutto il processo di sviluppo abbiamo testato il concept del gioco con i giocatori, ascoltato i loro feedback e analizzato i cambiamenti del mercato. È chiaro che per consegnare un’ esperienza che i giocatori desiderano rivisitare e di cui godere a lungo nel tempo bisogna cambiare le carte in tavola. Manterremo lo spettacolare comparto visivo tipico dell’universo di Star Wars e ci concentreremo nel portare una storia di Star Wars alla luce. Più importante, punteremo ad un esperienza più ampia che possa portare varietà e utenza generale, che mostri le capacità del nostro Frostbite Engine e rimescoli gli elementi centrali del gioco per consegnare ai giocatori un’avventura di Star Wars più profonda e che si presti all’esplorazione.
Questo ci porta ad altri cambiamenti:
Un team dal EA Worldwide Studios prenderà le redini dello sviluppo di questo gioco, capitanato dalla EA Vancouver che stava già lavorando al progetto. La nostra Visceral Studio chiuderà presto i battenti e stiamo tentando di trasferire più membri del team possibili in altri progetti o in altri team EA. Infine, anche se avevamo programmato in origine il lancio di questo gioco per il tardo 2019, stiamo cercando un nuovo periodo per la data di rilascio che annunceremo in futuro. Portare alla vita nuovi giochi di Star Wars per ogni appassionato nel mondo è la forza che ci fa andare avanti come creatori. È ciò che ci ha ispirati nel consegnare la nuovissima esperienza di Star Wars Battlefront II, lanciato giusto qualche settimana fa. ».
A quanto pare EA Vancouver erediterà gli asset del gioco e il materiale finora concepito. Sembra come se EA stia tentando di trasformare questo progetto di Star Wars in un gioco dal servizio online simile a Destiny; questo spiegherebbe la necessità di tempo. È possibile però che non tutti i dipendenti verranno accorpati in nuovi team di sviluppo; altre compagnie di sviluppo, in cerca di personale competente, hanno dato vita al nuovo trend su Twitter “#visceraljobs” intento a trovare i dipendenti della Visceral la cui dimissione è certa o ancora da contrattare. Ancora incerto invece il futuro del coinvolgimento di Amy Hennig, sceneggiatrice di Uncharted, il cui rapporto con EA è ancora da definire.
Nuovi adesivi per IOS a tema Uncharted: The Lost Legacy
Dopo aver rilasciato i giochi, alcune software house decidono di pubblicare degli sticker che potranno essere utilizzati durante le nostre conversazioni.
Gli adesivi sono esclusivamente per IOS 10; in passato abbiamo avuto quelli di Super Mario RUN, quelli di Pac-Man, quelli di Destiny e molti altri. Adesso è il turno di Uncharted con il DLC standalone The Lost Legacy.
Naughty Dog ha annunciato l’arrivo di questi sticker, che saranno scaricabili da Apple Store, con un cinguettio, mostrando le due protagoniste, Chloe e Nadine, accompagnate da una dolce scimmietta e altri animali, che ci affiancheranno durante la nostra frenetica avventura.
Questi divertenti sticker sono disponibili sull’App Store di Apple e saranno scaricabili gratuitamente.
Speciale E3 – Sony inizia con stile e annuncia Uncharted The Lost Legacy
Sony inizia la sua conferenza con gran stile, accompagnata da un’orchestra indiana e una cascata che creava una grande atmosfera, ha subito presentato il trailer di Uncharted: The Lost legacy, titolo stand-alone.
Il nuovo capitolo di Uncharted uscirà il 23 agosto 2017.