Che novità apporterà la nuova generazione di console?

Sono ormai giorni che non si fa altro che parlare delle possibili nuove console che probabilmente usciranno tra il 2019 e il 2020, ma nessuno sa effettivamente quali caratteristiche avranno, che componenti monteranno, la data d’uscita e soprattutto le novità che apporteranno nel mondo del gaming.
Meno di un anno fa sono state messe in commercio le versioni 2.0 delle console di Sony e Microsoft, le corrispettive PlayStation 4 Pro e Xbox One X. Queste due console hanno fatto indubbiamente passi avanti, portando lo standard di risoluzione dal FullHD (1920×1080) all’UltraHD (3840×2160), ma non basta. Infatti le nuove console riescono a far girare giochi abbastanza pesanti in UHD o giù di lì, ma ancora con un frame rate che fatica a superare la soglia dei 30 FPS per la maggior parte dei titoli.

La PS4 Pro al suo interno monta una CPU AMD Jaguar da 8 core con una frequenza di clock di 2,13 GHz, una GPU, che si basa su AMD Radeon, da 4,20 TFLOPS, e 8 GB di RAM DDR5, mentre la controparte Microsoft monta componenti più performanti, come una versione della Jaguar custom con una frequenza di 2,3 GHz, una GPU, anche questa custom, da ben 6 TFLOPS e 12 GB di RAM. Queste specifiche hanno permesso una grande evoluzione tecnologica: infatti, Xbox One X riesce a riprodurre quasi tutti i titoli in 4K nativo raggiungendo, in alcuni casi, anche i 60 FPS, mentre PS4 Pro sfrutta la tecnologia dell’upscaling, che permette una miglior risoluzione rispetto ai 1080p, ma non sufficiente per arrivare ai 2160p di Xbox One X. Questo cosa significa?
Semplice, le nuove console che arriveranno nei prossimi anni avranno, ovviamente, delle specifiche simili, ma molto più elaborate e potenti. Questo comporterebbe un passaggio immediato dai 1080p 30 FPS ai 2160p 60 FPS, segnando un nuovo standard: quello dell’UHD.
Di recente molte testate di settore hanno cominciato a fare le loro scommesse sulle componenti che monteranno le nuove console, discutendo soprattutto dell’ipotetica PlayStation 5. Si pensa che la nuova console Sony vedrà la luce a partire dal 2020 – magari nel mese di novembre – e monterà la nuova tecnologia AMD Navi, nuova architettura GPU, che dovrebbe offrire a PS5 la bellezza di 11 TFLOPS, e una CPU Ryzen octa-core a 7 nm; mentre per quanto riguarda il lato dello storage potrebbe montare un quantitativo di RAM pari a 16 GB e l’adozione della tecnologia SSD, consentendo una maggior velocità sia di lettura che di scrittura.
L’accoppiata di CPU e GPU permetterà sicuramente di avere delle performance migliori  (si ipotizza di avere una potenza pari a 15 TFLOPS) rispetto alla Jaguar, che ormai ha i suoi anni (circa cinque), e alle GPU custom utilizzate, consentendo una più pulita e fluida fruizione della risoluzione UHD con un frame rate stabile e molti più dettagli.
Mentre per ciò che riguarda il mondo Microsoft, non sono trapelati alcun tipo di rumor sulle caratteristiche future della console, che si potrebbe chiamare Xbox Two. Ma nelle scorse ore si è parlato di un annuncio di lavoro pubblicato dalla stessa Microsoft, che sta cercando degli ingegneri che possano lavorare allo sviluppo delle memorie DRAM e alla loro implementazione su un’ipotetica console.
Microsoft, come d’altronde Sony, sta già lavorando allo sviluppo della nuova console, che potrebbe avere delle caratteristiche molto simili a quelle di PlayStation 5.
Ma in tutto questo, Nintendo cosa farà?
Sicuramente la grande N non starà con le mani in mano e già qualche settimana fa si vociferava di una possibile nuova console: Switch Pro. Si tratterebbe sempre di una console ibrida, praticamente uguale a Switch, ma con alcuni aggiornamenti hardware, come il processore, che potrebbe diventare il nuovo Tegra X2 di Nvidia, uno schermo con una maggiore risoluzione e un maggior quantitativo di RAM. Questi upgrade potrebbero anche potenziare Switch in modalità fissa, implementando una GPU proprio all’interno del dock di ricarica, permettendo una migliore resa grafica e performance migliori quando sarà collegata direttamente alla TV.

Adesso però passiamo alle nuove funzionalità che PS5 e Xbox Two potrebbero avere, come la retrocompatibilità. Questa funzione è già stata implementata da Microsoft lo scorso anno, rendendo retrocompatibile la console, consentendo agli utenti di recuperare titoli datati senza dover aspettare un remake o una remastered. PS5 e Xbox Two dovrebbero adottare questa caratteristica, permettendo almeno di gustarsi giochi della console corrente senza dover per forza possederne una.
Questa novità permetterà non solo di continuare a vendere giochi per PS4 e Xbox One anche ai possessori della nuova console, ma anche di evitare di concentrarsi sulla produzione di remastered e remake che forse hanno un po’ annoiato il pubblico, tornando a sfornare titoli nuovi, innovativi che possano sfruttare appieno l’hardware messo a disposizione.
Se quindi per Microsoft non è una novità, PS5 consentirà finalmente di giocare i prossimi titoli in uscita, come Cyberpunk 2077, The Last of Us Parte 2 o Death Stranding, oltre ai tanti videogame che ci hanno accompagnato nella nostra infazia o adolescenza.
Come farebbe PS5 a essere retrocompatibile fisicamente senza il supporto ottico? Ebbene, il disco fisico non si abbandonerà, probabilmente perché l’utenza non è ancora sufficientemente pronta per accogliere al meglio il cloud gaming o l’acquisto di giochi totalmente in edizione digitale o, ancora, una mera scelta di marketing.
Questo però non porterà Sony a mettere completamente da parte il cloud gaming, non imponendolo come standard e utilizzando anche il supporto ottico.

Passiamo però alla vera rivoluzione di questa generazione di console apportata da Sony: la realtà virtuale, un nuovo universo che ha preso piede grazie al PlayStation VR. PS5 potrebbe essere un trampolino di lancio per la realtà virtuale, molto più di PS4, apportando delle modifiche hardware che permetteranno una migliore resa grafica e una serie di nuove tecnologie migliorate nel tempo, come un nuovo sistema di tracking.
E se Microsoft presentasse un proprio visore o, ancora meglio, riesca a terminare lo sviluppo di HoloLens per console – magari molto meno costosi – ? Staremo a vedere nelle prossime conferenze.

Alla fine della fiera, non sembra esserci un vero e proprio passo avanti rispetto alle attuali console. Probabilmente è più da considerarsi un aggiornamento delle attuali console. Ma se il prezzo di vendita resterà intorno alla fatidica cifra di 399€ sarà possibile avere un’esperienza in game stabile, fluida e soprattutto piena di dettagli, e in quel caso, l’acquisto di una console di nona generazione non sarebbe da sottovalutare.




Come scegliere un monitor da gaming o da lavoro

La scorsa volta abbiamo parlato di come funzionano i monitor e come sceglierli per l’uso standard. Questa settimana invece parleremo nello specifico di come scegliere i monitor in base all’utilizzo, gaming o lavoro.
Tratteremo molti aspetti presenti in un monitor da gaming. Decidere cosa è meglio, soprattutto quando il budget è basso non è facile, essendoci molte possibili scelte che possono destare confusione e un marketing ancora poco preciso per chi vuole comprare un monitor. Quindi qui presenteremo la nostra opinione su ciò che un appassionato di videogiochi dovrebbe prendere in considerazione, che non sono regole assolute ma, alcuni fattori possono dipendere dal livello di abilità dei giocatori.

Risoluzione

Quando si tratta di videogame, la maggior parte dei giocatori ritiene che più pixel ci siano più tutto risulterà migliore, ma questo è vero fino a un certo punto. Sì, è importante avere una densità di pixel sufficiente a rendere le immagini uniformi e realistiche, ma ovviamente più pixel si hanno, più potenza grafica servirà. Se si vuole la massima risoluzione disponibile sul desktop, esistono alcune limitazioni che bisogna accettare: il più grande di questi è la frequenza di aggiornamento dove le attuali interfacce video non supportano velocità superiori a 60Hz per i segnali UHD (4096×2160) e, anche se lo facessero, bisogna avere una scheda video potente per muovere realmente 8,2 milioni di pixel oltre i 60fps. Per esempio NVIDIA GTX Titan X riesce a malapena a gestire tutto ciò se si abbassano i livelli di dettaglio. L’attuale punto debole sembra essere la risoluzione QHD (2160×1440) in cui, nelle dimensioni fino a 32 pollici si avrà una buona densità e un’immagine dettagliata ma non troppo difficile da gestire per le schede video di fascia media. Naturalmente se si desidera la massima velocità, il FHD (1920×1080) fornirà i framerate più alti. Prima di fare un acquisto bisogna quindi valutare il proprio hardware.

Tecnologia del pannello

Come abbiamo detto i pannelli con tecnologia TN sono veloci e offrono una buona precisione e contrasto dei colori. Sono relativamente economici e i monitor FreeSync da 24 pollici con risoluzione FullHD sono in vendita anche a meno di 200 euro. Ma, visto le informazioni elaborate sulla qualità dell’immagine, e i desideri degli utenti per schermi da 27 pollici o più grandi, probabilmente si sarà più soddisfatti con l’immagine fornita da un display IPS o VA. Lo svantaggio è il loro costo più alto: i monitor da gioco IPS sono concentrati nella fascia più alta della scala mentre VA, con il suo contrasto leader di classe, è difficile da trovare a qualsiasi prezzo.

Adaptive Refresh

Il G-Sync, apparso per la prima volta quattro anni fa, è stata davvero una rivoluzione nell’elaborazione video. Dal momento che i giochi rendono il loro contenuto a un framerate costantemente variabile, è diventato necessario creare un monitor che potesse variare il suo ciclo di aggiornamento al passo con l’output della scheda video. G-Sync ha abilitato questa funzione per le schede basate su Nvidia pagando qualcosa in più rispetto ai normali monitor mentre, il concorrente AMD FreeSync ha un approccio diverso: semplicemente, aggiungendo nuove funzioni alle specifiche DisplayPort esistenti, un monitor può avere un aggiornamento adattativo senza sacrificare performance. Entrambe le tecnologie sincronizzano il framerate della scheda video con il monitor per evitare il fastidioso problema di bande sullo schermo; l’artefatto si verifica quando i frame non corrispondono: il computer invia un nuovo frame prima che il monitor abbia finito di disegnare il precedente e, assegnando il controllo della frequenza di aggiornamento alla scheda grafica, questo artefatto viene eliminato. Quando si sceglie tra i due, l’ovvia considerazione è su quale hardware si ha già investito: se si è possessori di una GTX 1080Ti, la scelta è chiara. Se si è indecisi su quale tecnologia adottare, tuttavia, ecco alcuni dettagli che potrebbero aiutare. Entrambi hanno un range operativo limitato: i monitor G-Sync funzionano sempre da 30Hz fino al massimo consentito dal monitor. I display di FreeSync non sono così coerenti e in genere supportano il refresh adattivo fino al massimo, ma è il limite inferiore che si deve prendere in considerazione. Questo può essere un problema se la scheda video non è in grado di mantenere i framerate sopra quel livello. Il Low Framerate Compensation (LFC), è una soluzione valida, ma funzionerà solo se il refresh massimo è almeno più del doppio rispetto al minimo. Per esempio, se il massimo è 100Hz, il minimo deve essere 40. Se l’intervallo è troppo piccolo, LFC non entra in gioco. Quindi se il proprio budget indica una scheda video da metà a bassa velocità, è preferibile scegliere il G-Sync con ovviamente una scheda Nvidia mentre, in caso di display FreeSync si sceglie AMD.

Refresh Rate

Quando sono usciti i primi display dedicati ai videogiochi, una caratteristica fondamentale era la loro capacità di funzionare a 144 Hz. Questa era una risposta alle prestazioni sempre più elevate offerte dalle schede video veloci. Ovviamente se si ha una scheda video che potrebbe far girare un gioco a 100 fps, è opportuno che anche il monitor sia abbastanza veloce. Un 60Hz semplicemente non basterà più. Oggi esistono schermi che girano a 144Hz, 200 HZ e addirittura 240 Hz. Quindi la domanda è una: è così importante la velocità di aggiornamento? La risposta ovviamente è si. Comprare un display con una frequenza alta, a lungo termine eviterà la necessità di cambiare  il monitor in poco tempo. Per coloro che spendono meno, tuttavia, 144 e persino 120 Hz sono molto veloci e consigliati. Nella maggior parte dei casi si ottiene un ritardo di input sufficientemente basso, un movimento fluido e un elevato carico di prestazioni per la maggior parte dei titoli in commercio.

Motion Blur Reduction e Overdrive

La riduzione della sfocatura e l’overdrive sono due caratteristiche che si trovano in molti schermi da gaming. In effetti l’overdrive è praticamente presente su tutti i monitor indipendentemente dal tipo e funziona, consentendo una certa quantità di overshoot durante le transizioni di luminosità. L’obiettivo di progettazione è che i singoli pixel anticipino la tensione richiesta per un particolare livello di luminosità. Se eseguito correttamente, il pixel raggiunge rapidamente quel livello, per poi cambiare nel fotogramma successivo prima che la tensione diventi troppo alta. Quando si verifica un overshoot, appare come un artefatto chiamato ghosting: Possiamo vederlo usando il test UFO di BlurBusters che si può trovare qui. È semplice da interpretare: bisogna guardare l’UFO mentre si cambiano  diverse opzioni OD. Quando è visibile una scia bianca dietro il “piattino”, si è andati troppo lontano. Nel contenuto reale, l’artefatto appare in transizioni ad alto contrasto come quelle tra oggetti scuri e chiari. Le implementazioni dell’overdrive differiscono notevolmente tra i monitor.

Come scegliere un monitor da lavoro

Gli utenti professionali hanno alcune esigenze speciali che devono essere considerate. Stiamo parlando di fotografi, tipografi, web designer, artisti di effetti speciali, game designer o chiunque abbia bisogno di un controllo preciso del colore lungo tutta la loro catena di produzione. Solo pochi monitor sono effettivamente certificati dai loro produttori ma se si vuole un display che sia preciso e pronto all’uso, è il modo migliore per garantire la qualità. Siamo d’accordo con i nostri lettori sul fatto che i monitor professionali dovrebbero essere pronti per il lavoro senza necessità di regolazioni, ma crediamo anche che un monitor professionale dovrebbe avere la flessibilità e la capacità di essere regolato in modo preciso. Ci sono due modi per farlo: l’OSD e il software. La maggior parte dei schermi ha un OSD, più o meno completo. Esistono OSD di grandi dimensioni dotati di cursori RGB per le scale di grigio, preimpostazioni del gamma e un sistema di gestione del colore. A volte i produttori si affidano a software che consentono all’utente di creare modalità personalizzate. Qualunque sia il metodo che si preferisce, è importante che un display professionale includa opzioni per diverse gamma di colori, temperature di colore e curve di gamma. Dovrebbero essere  presenti gli standard sRGB e Adobe RGB, le temperature di colore che vanno da 5000 a 7500K e le preimpostazioni di gamma da 1,8 a 2,4. I monitor utilizzati per la produzione televisiva o cinematografica dovrebbero anche supportare lo standard gamma BT.1886. Tutte le impostazioni dovrebbero essere identiche alle loro etichette e l’OSD dovrebbe avere regolazioni sufficienti per raggiungere la precisione.

Profondità di bit

Nella maggior parte dei casi, un pannello a 8 bit non sarà adatto per il lavoro di grafica professionale. Gli utenti solitamente richiedono almeno 10 bit, o preferibilmente 12. Questo è abbastanza comune tra i display professionali, ma è importante che gli utenti considerino l’intera catena del segnale quando superano gli 8 bit. In sostanza più bit si hanno più i colori risulteranno fedeli però, ovviamente, per usare un monitor del genere serve una scheda video che supporti oltre gli 8 bit; in caso contrario il monitor inserirà le informazioni aggiuntive, ma solo per interpolazione. Proprio come con il ridimensionamento dei pixel infatti, un display non può aggiungere informazioni che non sono presenti in primo luogo, può solo approssimarsi. La maggior parte delle schede video di fascia consumer sono limitate all’uscita a 8 bit in questo momento. Alcuni esempi premium possono inviare informazioni a 10 e 12 bit sul display, ma la soluzione migliore per un professionista è utilizzare qualcosa basato sui processori Nvidia Quadro o AMD FirePro.

Compensazione di uniformità

Alcuni display incorporano una compensazione di uniformità nel loro elenco di funzionalità. Questo ha lo scopo di eliminare le aree luminose o scure dallo schermo e bilanciare la luminosità in ogni zona. Alcuni produttori, NEC in particolare, hanno fatto di tutto per risolvere il problema, creando una tabella di ricerca per ogni singolo monitor che esce dalla catena di montaggio. Non si può semplicemente applicare le stesse correzioni a ogni pannello. L’unico modo per eliminare un hotspot in un campo nero è aumentare la luminosità delle altre zone a quel livello. Questo ha l’ovvio effetto di aumentare i livelli di nero e ridurre il contrasto: all’estremità luminosa della scala, i punti deboli vengono compensati abbassando l’uscita nelle zone rimanenti, riducendo anche il contrasto. La compensazione dell’uniformità non è molto utile perché i suoi benefici sono ampiamente superati dalla riduzione dell’output e del contrasto che ne risulta. Quindi, in sintesi, gli utenti che acquistano uno schermo di livello professionale dovrebbero cercare entrambe le opzioni di gamma di colori sRGB e Adobe RGB, una calibrazione certificata dalla fabbrica, un OSD completo con regolazioni precise e un pannello con profondità di colore nativa a 10 o 12 bit.

 

Conclusione

Ecco perché è così importante decidere l’uso che si farà con il proprio PC prima di comprare un monitor. Se sei un giocatore o stai mettendo insieme un sistema a livello professionale, il lavoro è praticamente finito. Tutti i principali mercati dei produttori si focalizzano principalmente per questi due scopi, gaming e lavoro e, grazie alle richieste degli utenti e alla copertura completa nei media, se una società afferma che il proprio monitor è appropriato per giocare o per lavorare, è davvero così. Sono finiti i giorni in cui un monitor poteva semplicemente essere stilizzato in un certo modo e chiamato da “gaming”. Deve essere supportato con funzionalità come l’aggiornamento adattivo e la risposta rapida del pannello. Il mercato così non sarà ingannevole per chi si avvicina per la prima volta in questo mondo. Lo stesso vale per gli ambienti professionali: dati i prezzi elevati che definiscono il genere, elementi come l’ampia gamma e la calibrazione di fabbrica sono obbligatorie se un produttore deve essere preso sul serio.




Come funzionano i monitor e quali scegliere

Sin dagli albori dei personal computer, il monitor è stata l’interfaccia principale tra la macchina e l’utente. Sebbene tastiera e mouse siano l’interfaccia fisica principale, lo schermo influisce direttamente sulla facilità con cui svolgere le proprie attività, sia che si tratti di lavoro o di gaming. I primi schermi utilizzavano un tubo a raggi catodici per visualizzare un’immagine e, fino all’avvento dei sistemi operativi grafici, questa si presentava come semplice testo. Grazie al set di caratteri ASCII esteso, le immagini di base potevano essere create sullo schermo ma elementi come pixel e profondità di colore erano ancora troppo lontane.

La tecnologia in uso non era molto diversa dalle televisioni di oggi: da uno a tre “cannoni” elettronici sparano particelle su una superficie rivestita in fosforo, all’interno della grande estremità del tubo. Il fosforo brillando, forma un’immagine composta da linee orizzontali e la porzione di ciascuna linea illuminata può essere lunga o corta, in base all’immagine. I primi esempi erano monocromatici, solitamente verdi, ma più tardi, quando l’hardware usato per la produzione scese di prezzo, furono inseriti tre cannoni, uno per ciascun colore principale (Rosso, Verde e Blu), impiegati per creare i primi monitor a colori. Alla fine della loro vita utile, i monitor CRT avevano raggiunto risoluzioni verticali di oltre 1000 linee e potevano mostrare una grafica completa, non più limitati al solo testo. Ma man mano che le dimensioni dello schermo aumentarono, aumentarono anche profondità e il peso, raggiungendo ben presto una massa critica. Ed è per questo che nacquero i monitor a cristalli liquidi (LCD).

Secondo gli standard odierni, i vecchi schermi LCD non sembrano molto più moderni dei CRT, ma hanno un attributo importante: sono molto meno profondi di qualsiasi monitor a valvole. Oggi i monitor per computer utilizzano principalmente le proporzioni 16: 9 (alcuni anche a 16:10), ma l’elemento principale che distingue un modello dall’altra è la risoluzione: l’immagine su un pannello LCD è composta da milioni di piccoli punti con ogni pixel costituito da tre sub-pixel, uno per ciascun colore primario, rosso, verde e blu. Ovviamente più pixel si possono racchiudere in ogni pollice quadrato, più l’immagine sarà realistica e perfetta. Ma bisogna considerare due fattori che possono rendere meno adatto un display ad alta densità di pixel per un particolare sistema: il primo è la performance della scheda grafica poiché, più pixel si hanno sullo schermo, più potenza di elaborazione serve dalla scheda video per spostarli in modo tempestivo. Ultra HD e 5K sono in grado di ottenere immagini straordinarie, ma se il sistema non è in grado di generare 14,7 milioni di pixel, l’esperienza complessiva ne risentirà e quella risoluzione aggiuntiva sarà un ostacolo. Il secondo fattore riguarda le funzionalità di ridimensionamento dei caratteri del sistema operativo che si intende utilizzare. Sono stati apportati miglioramenti, ma Windows è ancora utilizzato al meglio con una densità di pixel di 90-100ppi; a valori più alti, oggetti e testo diventano estremamente piccoli e potenzialmente impossibili da leggere. Il ridimensionamento varia in termini di qualità e non sempre è una soluzione infallibile quando il testo diventa troppo piccolo. Prima di approfondire le singole considerazioni dietro la selezione di un monitor, c’è una cosa che non possiamo sottolineare abbastanza. Prima di iniziare la ricerca del monitor perfetto, è fondamentale sapere in che ambito utilizzare il monitor: non c’è display che sia il migliore in tutti gli aspetti.
Nelle sezioni seguenti parleremo delle varianti di monitor in commercio e il loro funzionamento mentre, successivamente, arriveranno le guide su come scegliere un monitor da gaming o professionale. Diamo una rapida occhiata alle principali tecnologie dei pannelli e in che modo influiscono sulla qualità dell’immagine.

Tecnologie dei pannelli

Esistono tre principali tecnologie utilizzate in tutti i pannelli LCD prodotti oggi: In-Plane Switching (IPS), Twisted Nematic (TN) e Vertical Alignment (VA). Ognuno ha diverse varianti associate che offrono diversi vantaggi come angoli di visione migliori, risposta del pannello più veloce, minore consumo di energia e simili. Una rapida ricerca su Internet farà apparire dozzine di articoli sulla complessità di ciascuna tecnologia, quindi non approfondiremo troppo la questione; quello che preferiamo fare è parlare di come ciascun tipo influisce sulla qualità dell’immagine e su cosa ci si può aspettare se ne si sceglie uno in particolare.

Twisted Nematic (TN)

I primi pannelli LCD apparsi sono stati della varietà TN. Questo è un pannello nella sua forma più semplice: uno strato di cristalli liquidi è inserito tra due substrati; i cristalli sono attorcigliati per bloccare o emmettere la luce. Ogni sub-pixel è controllato da un singolo transistor la cui tensione determina la quantità di luce che attraversa. Il problema più grande con i pannelli TN è la loro scarsa qualità delle immagini fuori asse e poiché la luce proveniente da qualsiasi LCD è polarizzata, la luminosità massima si verifica solo quando è visualizzata al centro. Questo perché l’utente è seduto con gli occhi puntati dritti al centro dello schermo e quello schermo è perfettamente perpendicolare alla linea di vista. Inoltre, i cristalli sono disposti perpendicolarmente ai substrati che aumentano la distanza dalla retroilluminazione allo strato anteriore, accentuando il problema dell’angolo di visualizzazione. Il TN ha un grande svantaggio rispetto ad altri tipi di pannelli, ma ciò nonostante è molto veloce: con un solo transistor per sub-pixel e una profondità di colore di 6 o 8 bit, i moderni pannelli TN possono avere un tempo di risposta di un millisecondo (1ms) quando le frequenze di aggiornamento sono sufficientemente elevate. Questo li rende ideali per il gaming in cui la velocità è più importante di altre metriche di imaging. Velocità elevata non solo nella capacità del pannello di disegnare rapidamente una cornice, ma anche nell’area del ritardo di input. Il basso costo di elaborazione del TN di solito significa una risposta più rapida all’input dell’utente, un altro fattore importante per i giocatori. Quindi, cosa rende il TN diverso da altri tipi di pannelli? Si possono vedere chiaramente le differenze tra TN e IPS in una foto fuori asse di un modello di prova. Ma nell’uso reale, che si tratti di gaming o produttività, il TN non rappresenta un enorme calo della qualità dell’immagine. Un buon pannello IPS o TN ha un intervallo dinamico nativo di circa 1000: 1.

In-Plane Switching (IPS)

Dopo aver stabilito gli angoli di visione come la principale debolezza del TN, questo ci porta alla soluzione: IPS. Rappresenta una svolta significativa nell’area della qualità dell’immagine fuori asse. I principali obiettivi di progettazione IPS erano il minor consumo energetico, la capacità di creare schermi più grandi e una migliore riproduzione dei colori. Grazie a uno strato di TFT più vicino alla superficie esterna e un polarizzatore a griglia più sottile, l’immagine su un pannello IPS non si deteriora quando l’utente sposta la visuale sullo schermo e la percezione dell’uniformità da bordo a bordo è molto più grande. Aiuta anche che, i cristalli sono paralleli ai substrati piuttosto che perpendicolari come nel TN. Di conseguenza, il percorso è molto più breve tra la retroilluminazione e il livello anteriore dello schermo. Poiché la luce è polarizzata meno severamente, non cambia tanto quando l’osservatore si sposta fuori asse. Questo contribuisce a ridurre il consumo di energia dal momento che la retroilluminazione non ha bisogno di tanta potenza per raggiungere un determinato livello di luminosità. Ciò significa che la qualità complessiva dell’immagine è che lo schermo appare molto più uniforme, specialmente per taglie oltre i 27 pollici. Non è altrettanto importante posizionare il display esattamente sulla scrivania per vedere la migliore immagine possibile e, per quelli con configurazioni multischermo, le opzioni di posizionamento sono molto più flessibili.

Vertical Alignment (VA)

Tralasciando i problemi dell’angolo di visualizzazione, anche gli LCD soffrono di scarso contrasto. Le tecnologie auto-emettenti come CRT, plasma e OLED hanno un enorme vantaggio in questo senso. Tuttavia, con la tecnologia CRT, i livelli di nero sono regolati dal modo in cui le valvole possono bloccare la retroilluminazione, sempre attiva. Il VA cerca di migliorare questa debolezza: un pannello TN o IPS dalle buone prestazioni mostreranno un contrasto nativo di circa 1000: 1; Ciò significa che il livello di bianco massimo è 1000 volte maggiore del livello di nero più basso (A 200cd / m2 si vedrà un livello di nero di .2cd / m2). Quanto è nero esattamente? Beh, in una stanza scarsamente illuminata, sembrerebbe un grigio molto scuro ma non completamente nero. In confronto, una TV al plasma rendebbe il livello del nero di .007cd / m2 e un display OLED dei giorni nostri sarà ancora più basso. Quindi cosa cambia con il VA?  Riteniamo fortemente che il contrasto sia il fattore più importante per la qualità e la fedeltà delle immagini,  quindi più è, meglio è. 5000: 1 è migliore di 1000: 1. Sfortunatamente, il VA è in minoranza tra i monitor sul mercato con l’IPS leader del mercato in questo momento ma, molti monitor da gaming, utilizzano ancora i pannelli TN per il loro basso costo e alta velocità. Ma non importa quale sia l’uso, pensiamo che il VA abbia la migliore qualità d’immagine dei tre tipi principali. Ha uno svantaggio? Sì: ha un angolo di visione discreto che lo posiziona tra TN e IPS. Va abbastanza bene per supportare schermi di grandi dimensioni, ma non è in grado di competere con i migliori monitor IPS.
Quindi qual è il migliore? La risposta è tutte e tre. Se si vuole un monitor veloce con minima sfocatura di movimento, basso lag di input e un prezzo basso, è preferibile il TN. Se invece si desidera un’immagine uniforme con buoni angoli di visualizzazione e colori precisi, va bene l’IPS. Infine, se si vuole il massimo contrasto e profondità dell’immagine, per un vero aspetto 3D, il VA.

Come scegliere un monitor standard

Ci sono utenti che non desiderano comprare un monitor specializzato per il gaming o per il lavoro, per via di tecnologie o funzioni varie che non verranno utilizzate oppure perché cercano un monitor equilibrato e che funzioni bene per ogni tipo di elaborazione, intrattenimento o produttività. Per uso generale pensiamo che l’angolo di visione più ampio sia essenziale, ma con un avvertimento. È vero che IPS e la sua variante AHVA (Advanced Hyper-Viewing Angle) offrono la migliore immagine fuori asse, ma ci ritroviamo catturati (forse anche sedotti) dal profondo contrasto dei monitor VA. Abbiamo sempre posizionato il contrasto come prima misura della qualità dell’immagine con saturazione del colore, accuratezza e risoluzione, infatti, quando un display ha una vasta gamma dinamica, l’immagine risulta più realistica e più simile al 3D. I pannelli VA offrono da tre a cinque volte il contrasto degli schermi IPS o TN e questa differenza non è insignificante: se posizionassimo monitor VA e IPS uno accanto all’altro con livelli di luminosità e standard di calibrazione corrispondenti, la schermata VA vincerà facilmente un confronto tra due diversi tipi di dati. Quindi è chiaro che preferiamo VA come tecnologia adibita a un uso generale, ma per quanto riguarda i set di funzionalità? Il numero di funzionalità extra che vengono lanciati nei monitor di oggi è quasi vertiginoso e con ciascuna azienda che utilizza una terminologia diversa può diventare difficile confrontare i prodotti. Ecco alcune delle principali opzioni che bisogna cercare.

Flicker-Free

Quando i LED hanno iniziato a sostituire il tubo a raggi catodici come fonte primaria di retroilluminazione, si è verificato un fenomeno interessante: un numero limitato di utenti ha notato uno sfarfallio (Flicker-Free) a qualsiasi livello di retroilluminazione al di sotto del massimo. Questo artefatto è causato da qualcosa chiamata modulazione della larghezza dell’impulso che, in parole povere, avviene quando una retroilluminazione PWM viene ridotta in luminosità, ricorrendo a pulsazioni più volte al secondo per simulare una luminosità inferiore. Non può essere attenuato semplicemente abbassando la tensione come succede con una lampada a incandescenza. La larghezza dell’impulso è ciò che determina la luminosità effettiva, più breve è l’impulso, minore è l’uscita. I produttori combattono lo sfarfallio in diversi modi: uno è quello di aumentare il numero di cicli al secondo. Alcune retroilluminazioni PWM funzionano a velocità fino a 20 mHz; questo metodo riduce gli effetti dello sfarfallio per la maggior parte degli utenti. Un approccio ancora migliore è tuttavia la retroilluminazione a corrente costante: questo è un array di LED che può essere strozzato come una luce a incandescenza, semplicemente variando la tensione. Molti monitor venduti oggi sono privi di sfarfallio e utilizzano retroilluminazione a LED a corrente costante. Questi prodotti non sfarfalleranno a nessun livello di luminosità e anche quelli più sensibili all’artefatto non lo percepiranno. Ma anche se non si vedrà, può comunque causare affaticamento in caso di esposizione prolungata. Quando si trascorrono otto o più ore davanti a un computer senza sfarfallio, si può fare lavorare più semplicemente. Sempre più schermi utilizzano oggi la retroilluminazione a corrente costante e si consiglia di posizionare quella caratteristica in alto nell’elenco delle priorità.

Low-Blue Light

Questa è un’altra caratteristica che è apparsa relativamente di recente e che ora è di serie su molti display. Il termine è letterale: di solito assume la forma di uno slider o una serie di preset che riducono progressivamente la luminosità del blu nell’immagine. È possibile produrre lo stesso effetto abbassando il cursore del blu in una regolazione del bilanciamento del bianco dando come risultato un’immagine più calda e che può anche ridurre l’affaticamento quando si fissa il testo nero su uno schermo bianco tutto il giorno. La funzione può rendere meno faticosa la visualizzazione dell’immagine di un computer, ma anche una calibrazione accurata. Quando il punto di bianco di uno schermo è correttamente impostato su 6500K a tutti i livelli di luminosità, è altrettanto facile per gli occhi visualizzare le immagini senza stancarsi. Poiché la riduzione della luminosità del blu influisce su tutti gli altri colori, è possibile che appaiano degli aspetti non naturali a grafica e foto. È particolarmente distraente nei giochi e nei video e, in questi casi, è meglio impostare il monitor in modo che corrisponda al colore con cui è stato creato il contenuto. Quindi non dovremmo necessariamente gravitare verso un prodotto che offre una luce blu bassa.

Modalità dell’immagine

La maggior parte dei monitor per computer include più modalità di immagine che corrispondono a compiti comuni come lettura, foto, film, giochi e simili. Abbiamo misurato molti di questi durante le recensioni e sembra che, a meno che un preset non sia chiamato qualcosa come Standard o sRGB, non è completamente conforme a Rec.709, lo standard utilizzato nella maggior parte dei contenuti visti oggi. In molti casi, un monitor viene fornito di fabbrica con una modalità d’immagine più precisa possibile e richiede una regolazione minima o nulla per ottenere una gamma di colori sRGB, 6500K e 2,2 gamma. Mentre alcuni utenti potrebbero preferire l’aspetto di altre modalità immagine, questa è una considerazione individuale. Quello che gli acquirenti dovrebbero cercare è un monitor che offra almeno una modalità precisa. Gli altri preset non sono necessari e non aiutano a impostare uno schermo diverso dall’altro.

Conclusione

Abbiamo coperto molte informazioni e aspetti su come funzionano i monitor e su come sceglierne uno senza molte pretese, e speriamo che questa guida vi sarà utile nella ricerca del display ideale. Vi è un numero enorme di prodotti disponibili che utilizzano tecnologie e funzionalità diverse. Ma se si inizia la ricerca dando un’occhiata all’utilizzo che vi si farà, si restringeranno le scelte a un numero più gestibile. È importante ricordare che lo schermo perfetto non esiste e probabilmente non esisterà mai.