Until Dawn

I
n spiaggia fa troppo caldo? Preferite la montagna? Allora siete i benvenuti a Redwood Pines, una bella e – soprattutto – tranquilla montagna innevata nel sud dell’Alberta.
È qui che è ambientato Until Dawn, survival-horror sviluppato in esclusiva per PlayStation 4 da Supermassive Games e pubblicato nel 2015. Nel mese di luglio di quest’anno il PS+ ci ha dato la possibilità di provarlo, e noi non ci siamo fatti scappare l’occasione.

La storia segue le vicende di 8 ragazzi che si ritrovano nella baita dei Washington per passare insieme le vacanze invernali. La festa è stata organizzata da Josh Washington, fratello di Hannah e Beth, coinvolte un anno prima in un grave incidente proprio in quella montagna, dove trovarono la morte.
I protagonisti si sono riuniti in quella baita non solo con lo scopo di far festa, ma anche per commemorare la scomparsa delle loro amiche, perdita causata da uno scherzo di cattivo gusto, ideato da cinque di loro, che portò Hannah a scappare fuori dalla baita e a cadere insieme alla sorella Beth giù da un burrone.

Tutto questo ci viene spiegato in un minuzioso prologo che, oltre a farci conoscere le vicende, ci farà familiarizzare con le meccaniche di gioco.
I comandi sfruttano il sensore del dualshock 4, che ci permetterà di girare la visuale con il solo movimento del pad, ma queste impostazioni si potranno modificare a piacimento all’interno dell’avventura, assegnando alla levetta analogica destra il compito di orientare lo sguardo dei personaggi, mentre alla sinistra quello di guidarli. Il sensore di movimento sarà sfruttato anche in alcune scene in cui il videogioco vi chiederà di stare immobili e non muovere il pad.
La mobilità e il feedback che danno i tasti non è male, i personaggi si muovono in modo naturale, anche se in alcune parti del gioco risulta molto difficile girarsi e camminare, complice la telecamera di gioco non perfettamente studiata (se, ad esempio, dentro una miniera o in un posto chiuso ci gireremo per ritornare indietro, spesso la telecamera si bloccherà e non ci farà vedere ciò che abbiamo davanti). Tralasciando questi particolari, il gioco si presenta ben strutturato, con una trama e un’ambientazione che ricorda molto i classici film horror, case senza luce, strutture cliniche abbandonate e in rovina e sotterranei bui e chiusi.
Until Dawn non è un semplice survival-horror, ma una vera avventura interattiva in stile horror. Questo perché lo stile di gioco ci permette di fare delle scelte e di poter stravolgere la trama, facendo morire i personaggi, far scoppiare liti o rendere il gruppo più affiatato.
Anche la caratterizzazione dei personaggi è un aspetto molto ben riuscito: tutti i character giocabili hanno delle statistiche, come il coraggio, il romanticismo o l’onestà, che varieranno a seconda delle scelte che faremo, facendoli apparire coraggiosi o romantici agli occhi degli amici o partner; anche le relazioni con gli altri personaggi godono di statistiche proprie, che, come detto prima, dipendono dalle scelte e da come ci rivolgiamo ai nostri amici. In questo modo Until Dawn ci mostra quanto possa essere elastica la sua storia, intrecciando la vita privata di ognuno dei protagonisti, con amori, amicizie e segreti da celare, alla terribile e inquieta nottata che li aspetterà, piena di misteri e terrore.
Potremo controllare tutti i personaggi uno alla volta: Until Dawn presenta più di un finale, potrebbe terminare con la morte di tutti gli amici, con nessuna perdita o con alcune perdite, in base alle nostre scelte.

A Until Dawn hanno lavorato parecchi attori che hanno prestato il loro volto ai protagonisti. Si riconosce subito il volto di Rami Malek, che interpreta Josh Washington, famoso per aver recitato in Mr. Robot; nei panni di Elliot Alderson, Meaghan Martin che ha prestato il volto a Jessica, famosa in ambito videoludico per aver doppiato, in lingua inglese, Naminé nei videogiochi Kingdom Hearts e Hayden Panettiere (Samantha), famosa ormai anche nel cinema hollywoodiano e che ha dato la voce a Kairi protagonista femminile della serie Kingdom Hearts.
Un cast molto ricco, anche per l’aumento del budget, poiché il progetto era stato concepito in principio per PS3 con l’idea di farlo uscire nel 2013, con il supporto per PlayStation Move, ma fu rimandato per poterlo sviluppare per la nuova generazione di console e con molti più fondi per finanziare il progetto e con una nuova grafica, arrivando su PS4 nel 2015.

La grafica è un punto di forza per Until Dawn, con texture dettagliate, luci e chiaroscuri che rendono le ambientazioni, gli scenari e tutto ciò che li contorna elementi da vero e proprio film horror. I personaggi, oltre ad avere ottenuto una grande e profonda personalizzazione, sono ben definiti, con shader e colori non proprio sgargianti che richiamano l’ambiente di gioco. Le superfici e tutto l’ambiente sono molto dettagliati, e il gameplay che porta a visitare solo determinati posti che molte volte sono posti chiusi o con pochi dettagli da mostrare aiuta molto in tal senso, portando la console a renderizzare solo quel determinato luogo.

Anche il comparto sonoro è ottimo, dai rumori ambientali alla musica di Jason Graves (famoso per aver lavorato anche a giochi come Dead SpaceTomb RaiderThe Order: 1886Evolve e Far Cry: Primal). Un altro aspetto da elogiare è il doppiaggio: Until Dawn oltre a essere doppiato in italiano, ci permette di selezionare qualsiasi lingua per il doppiaggio e anche per i sottotitoli, in modo da accontentare chiunque, sia chi preferisca godersi il gioco senza stare a leggere sia chi voglia giocarlo con l’audio originale.

Per quanto riguarda la longevità, invece, il discorso è sfaccettato: Until Dawn può essere completato in una sola run, ma i “cacciatori di platini” dovranno rigiocarlo più volte, facendo determinate scelte per poter ottenere tutti i trofei. Per i comuni giocatori che invece vorranno rigiocarlo per poter fare scelte differenti o per trovare tutti gli oggetti collezionabili, il gioco potrà risultare noioso, essendosi persa la suspence della prima volta. Sapere già quali scelte fare per poter andare avanti o sapere l’esito della storia, porta il giocatore a completare, quasi meccanicamente, i vari capitoli.

Until Dawn offre un’esperienza di gioco ottima, che lascia il fiato sospeso e rende il gioco sempre più tetro anche se, verso il finale, la trama prende una piega molto strana che rischia di distruggere tutto ciò che ha costruito nelle ore precedenti. Il gameplay, seppur poco articolato, consta di una giocabilità molto fluida che porterà a riflettere prima di fare una scelta o, per le scelte a tempo, a usare i propri riflessi per evitare di causare una tragedia. Al gameplay si aggiunge anche la terapia psichiatrica con il Dr. Hill, pronto a farci domande su domande, per capire le nostre paure e i nostri scheletri nell’armadio.
Devo dire che l’insieme di tutti questi punti ha dato al gioco una sua personalità, rendendolo diverso da qualunque altro titolo horror.
Consigliabile un po’ a tutti coloro che cercano un’avventura horror che non duri molto, ma anche a chi possiede la PlayStation Camera, che verrà sfruttata per registrare e salvare clip nei momenti più spaventosi, immortalando le reazioni dei giocatori.