Bethesda annuncia un nuovo gioco

In un’intervista a Tek Syndicate, il vice presidente di PR e marketing di Bethesda, Pete Hines, ha prospettato un programma di lavoro piuttosto movimentato. Infatti ricordiamo che la società sta lavorando attualmente su titoli come Quake Champions, The Elder Scrolls Online, The Elder Scrolls Legends e su nuovi giochi come Dishonored: Death of the Outsider, Wolfenstein II: The New Colossus e The Evil Within 2, così come le versioni VR di Skyrim, Fallout e Doom e la versione Switch di Skyrim. Ma ha anche velatamente parlato di un nuovo gioco non ancora annunciato che salterà fuori proprio quest’anno.

«Abbiamo anche un gioco che verrà quest’anno ma che non abbiamo ancora annunciato…»

Queste le parole di Hines, il quale non ha fornito alcun dettaglio, ma l’intervallo di tempo tra l’annuncio e il rilascio di quest’anno sarà breve, dunque dubitiamo sarà qualcosa di enorme, forse qualcosa dedicato al mobile o un free-to-play.




Smentita l’ipotesi di nuovo gioco di Bethesda su Game of Thrones

C’era stata forte eccitazione quando era trapelato che Bethesda potesse star lavorando al nuovo RPG di Game of Thrones, come rivelato dai rivenditori americani di Target.
A quanto pare però la notizia non sarebbe vera, almeno, secondo una dichiarazione resa a Forbes da un portavoce di Target. «Non si trattava di un prodotto reale, ci dispiace per questa confusione», hanno detto, infrangendo innumerevoli cuori, quasi quanto in un episodio medio di Game of Thrones.
Considerata la reputazione di Bethesda in campo fantasy-RPG e il ricco mondo di Game of Thrones, le aspettative sarebbero state altissime, ma per il momento pare che nulla di questo si concretizzerà.
Certo la reazione degli utenti potrebbe essere un ottimo parametro per la casa di Rockland per valutare seriamente la possibilità di sviluppare un simile titolo.




Nuovo gioco di Bethesda su Game of Thrones potenzialmente in fase di sviluppo

Bethesda starebbe lavorando a un nuovo gioco basato sulla celebre saga di R.R. Martin: Game of Thrones.
Una pagina del sito Target, segnalata da NeoGAF,è apparsa oggi e non è ancora stata rimossa: non c’è altro a parte il nome “Bethesda: Game of Thrones” , non si sa nemmeno se sarà un video game.

Con l’esperienza maturata con la serie The Elder Scrolls, Bethesda potrebbe essere un ottimo candidato per un gioco basato sull’universo fantasy  di Game of Thrones e degno degli standard dettati dalla serie tv omonima.
Anche se non c’è nessuna conferma ufficiale, sappiamo che lo sviluppatore americano sta già lavorando a 5 progetti non ancora annunciati, tra cui 2 che a detta del direttore Todd Howard saranno più grandi di quello a cui Bethesda ci ha  abituato.
Abbiamo già visto alcune iterazioni videoludiche basate sulla celebre saga, come l’RPG di Cyanide Studios del 2012 e I’avventura grafica di Telltale del 2014, ma un RPG targato Bethesda potrebbe rivelarsi una vera gemma per gli appassionati.




The Evil Within 2: nuovi screenshot da Bethesda

Bethesda ha da poco rilasciato 3 nuovi screenshot per The Evil Within 2.
Sviluppato da Tango Gameworks, il secondo capitolo della serie creata da Shinji Mikami promette di portare il brand a un nuovo livello, con il suo mix unico tra thriller psicologico e survival horror.

In The Evil Within 2, vestiremo i panni del detective Sebastian Castellanos, a cui è stata data una chance per salvare la figlia. I giocatori saranno proiettati in un mondo da incubo e dovranno scoprire le oscure origini della un tempo idilliaca città per portarla indietro, non senza l’aiuto di armi e trappole, oppure strisciando nell’ombra per sopravvivere.

Il lancio di The Evil Within 2 è stato, al momento, pianificato per il 13 Ottobre.




Raphael Colantonio lascia Arkane Studios

Negli ultimi anni abbiamo imparato ad apprezzare Arkane Studios grazie alla qualità di suoi titoli quali Dishonored o il reboot di Prey.
È proprio notizia di poche ore fa che il suo fondatore, nonché presidente, Raphael Colantonio, ha deciso di lasciare l’azienda prendendosi un periodo (non specificato) di riposo.
Questo il suo comunicato pubblicato sul sito di Bethesda:

«Gli ultimi 18 anni sono stati un’avventura fantastica, dall’inizio di Arkane nel 1999 alla realizzazione del nostro primo titolo, Arx Fatalis, fino all’ingresso in ZeniMax Media nel 2010 e alla pubblicazione della serie di Dishonored e dell’acclamato Prey; è tempo per me di fare un passo indietro per avere più tempo da spendere con mio figlio e riflettere su cosa sia importante per il mio futuro. Ho avuto l’opportunità di lavorare con alcune delle persone migliori e più brillanti di questa industria, e mi sento estremamente fortunato ad essere stato parte di questo viaggio con tutti i membri di Arkane. Ho vissuto molti momenti magici. Ho anche attraversato momenti difficili. Ma posso dire che l’ingresso in ZeniMax ha portato le cose al livello successivo e ha dato ad Arkane l’opportunità di emergere come studio di prima classe. ZeniMax ci ha permesso di realizzare i migliori giochi che abbiamo mai creato. E so che ce ne saranno altri in arrivo.
Auguro il meglio a chiunque in Arkane, Bethesda e ZeniMax. Senza ombra di dubbio mi mancheranno tutti. Prima di chiudere vorrei ringraziare i fan di Arkane per la loro passione e per il supporto. Mi aggiungo a loro come più grande sostenitore di Arkane Studios e non vedo l’ora di giocare agli straordinari nuovo giochi su cui lo studio sta lavorando.»

Anche noi di Gamecompass ci teniamo ad augurargli buona fortuna e un sentito grazie per aver contribuito a creare alcuni dei migliori titoli degli ultimi anni.




Speciale E3 – Bethesda

Nei quaranta minuti dedicati alla conferenza Bethesda si è visto tutto ciò che uscirà entro la fine di quest’anno accompagnato dalla visione che la software house ha di se stessa e che vuole comunicare al pubblico: Bethesdaland. Proprio sull’idea di questo parco divertimenti si è incentrata la conferenza, un parco in grado di riunire tutto il meglio della produzione, da Fallout a Prey, passando per il nuovo Wolfenstein.
Ma andiamo con ordine.

Spazio al VR

L’apertura della conferenza è stata riservata ai due titoli sviluppati per i visori: Doom VFR e Fallout VR.
Entrambi hanno fatto un notevole passo avanti in termini tecnici e soprattutto di ottimizzazione per il nuovo sistema di controlli. Ad esempiom in Doom si avrà la possibilità di teletrasportarsi in prossimità del bersaglio o in zone in cui vogliamo spostarci, probabilmente per evitare, o comunque ridurre la motion sickness. Risulta molto immersivo e frenetico ma sarà da valutare come la presenza di tanti nemici, soprattutto alle spalle del giocatore, possa influenzare la condotta di gioco.
L’altro titolo – di cui si aveva già notizia – è Fallout, che appare ancor più ottimizzato ma bisognerà valutare se la sua complessità si sposerà bene con l’utilizzo dei visori.

The Elder Scrolls Online: Morrowind e Creation Club

L’MMO basato sulla celebre saga The Elder Scolls si aggiorna con un’espansione contenente nuove mappe, nemici ed equipaggiamento. Questa presentazione è stata anche l’occasione per parlare del Creation Club, un pacchetto di mod dedicate a Fallout e The Elder Scrolls: Skyrim.
Questo permetterà agli utenti di avere una selezione delle migliori mod disponibili per questi titoli ma soprattutto la possibilità da parte dei modder di monetizzare le loro creazioni.
Il Creation Club sarà disponibile su PC, Playstation 4 e Xbox One da questa estate.

The Elder Scrolls: Skyrim per Nintendo Switch

La conferenza Bethesda è stata anche l’occasione per presentare The Elder Scrolls V: Skyrim per la nuova Nintendo Switch. Il titolo è la remastered uscita qualche mese fa al cui si aggiunge il supporto agli Amiibo. Infatti se si utilizzerà l’amiibo di Link potremmo utilizzare tutto il suo equipaggiamento, compresa la Spada Suprema. Si potranno utilizzare anche i motion controller ma bisognerà valutare con mano la loro efficacia in un gioco complesso come Skyrim.

Dishonored II: Death of the Outsiders

Presentato anche il primo contenuto aggiuntivo per Dishonored II, denominato Death of the Outsiders. Impersoneremo Billie Lurk, l’assassina pirata, che cercherà di far luce su Lo Straniero e l’Outsiders.
Il contenuto uscirà su console e PC il 15 Settembre 2017.

The Evil Within 2

Arriva anche il turno del titolo di Shinji Mikami, il sequel dell’horror che ha riscontrato un buon successo e che tutt’ora ha la sua fetta di fan: The Evil Within 2. Tutte le tematiche presenti nel primo capitolo saranno riproposte con un boost sul comparto tecnico e nuove meccaniche di gioco. Purtroppo non si è visto del gameplay ma il titolo sarà sicuramente giocabile già a partire dalla Gamescom e probabilmente sarà disponibile una demo prima dell’uscita, fissata per il 13 Ottobre.

WOLFENSTEIN II: The New Colossus

L’ultimo titolo mostrato – e forse il più atteso – è Wolfenstein II: the new colossus. il lavoro MachineGames si è mostrato con sequenze in live action, cgi e soprattutto con un gameplay trailer che ci ha catapultato nel mondo distopico, figlio di Philip K. Dick, in cui la Germania Nazista ha vinto la Seconda Guerra Mondiale e di conseguenza domina il mondo.
Tante sono le novità di gameplay a cominciare dall’utilizzo dell’esoscheletro già visto nel primo capitolo e un deciso miglioramento grafico. Restano inalterate le atmosfere pulp e lo stile narrativo che ha fatto Wolfenstein: The New Order uno dei titoli migliori del 2014. L’uscita è prevista per il 27 Ottobre 2017.




Prey – Ottimo Direi

Dopo aver giocato e recensito il primo Prey, datato 2006, abbiamo messo le mani su l’ultima fatica di Bethesda che, dopo abbandonato lo sviluppo di Prey 2, si è lanciata verso un totale reboot del franchise. Il nuovo Prey è un opera complessa e ricca di sfaccettature. Vediamo assieme quali sono i suoi pregi e i suoi difetti.

Total recall

Il mondo come lo conosciamo è fondamentalmente diverso: ci troviamo infatti in una timeline alternativa dove, nel 1963, J.F. Kennedy è riuscito a sfuggire all’attentato di Dallas e ad avviare così una massiccia corsa verso lo spazio. Per questo nel 2032, anno in cui sono ambientate le vicende raccontate nel gioco, siamo su Talos I, una gigantesca stazione spaziale in orbita intorno la Luna, dove le più grandi menti scientifiche sono riunite per portare l’umanità su un livello più alto. Talos I per certi versi potrebbe ricordarvi la Rapture di Bioshock e le somiglianze di certo non si fermano qui: Prey prende infatti spunto da diversi capolavori – videoludici e non – di genere fantascientifico ma, ciò nonostante, riesce a serbare una sua identità, creando una trama avvolgente, ben strutturata e ricca di colpi di scena da maestro.
Proprio la corsa allo spazio ha attirato l’attenzione dei Typhon, una razza aliena avanzata con in dote diversi poteri. Dal loro studio si arriverà alla creazione delle Neuromod, oggetti che permettono a chiunque di acquisire qualunque abilità, se sprovvista, e che ovviamente avranno un grosso peso all’interno del gioco. Ma qualcosa durante i test va storto, e Talos I diventerà vero e proprio palcoscenico della prima invasione aliena.
Toccherà a Morgan Yu trovare la soluzione al problema.
Nulla è ciò che sembra e proprio grazie alla sceneggiatura di Chris Avellone, famoso per aver contribuito alla creazione di Fallout 2 e, soprattutto, di Planetscape: Torment (e al momento al lavoro su System Shock 3), Prey diventerà un bellissimo concentrato di storie personali che si integreranno perfettamente al plot principale, come tanti pezzi di puzzle atti a regalare un finale appropriato a ogni percorso intrapreso. Proprio un punto forte del titolo – e non è cosa da poco – è il coinvolgimento generale: tutto ciò che vediamo e sentiamo è in perfetta armonia e addirittura gli audiolog che, non solo hanno rilevanza ai fini narrativi, ma sono anche molto interessanti, veridici e intrecciati tra loro. È uno dei pochi titoli che spingono ad approfondire e soprattutto rigiocarlo visto, come detto, la presenza di finali multipli che non saranno mai banali.
Siamo abituati a vedere le scelte magari con un cambiamento di colore in una linea di dialogo o gesti ancora più palesi. Qui no, ed è proprio questo a conferire a Prey quel qualcosa in più dal punto di vista narrativo: siamo liberi, soggetti pensanti in grado di usufruire del libero arbitrio, al punto che anche elementi che potrebbero non sembrare importanti – magari inerenti al puro gameplay e al vostro stile di gioco – influenzeranno il corso della storia.

Chi e cosa sono io?

Prey è un titolo complesso sotto diversi aspetti, non solo per una trama stratificata, ma anche per un gameplay ben strutturato e che probabilmente avrà pochi rivali nel corso di quest’anno. Tutto è stato studiato nei minimi dettagli, a cominciare dal level design, tra i migliori visti negli ultimi anni, dove ogni ambiente è ricco di percorsi diversi, ricordando per certi versi i recenti Deus Ex. Possiamo dire che tutto ciò che troviamo in Prey può essere espresso in una sola parola: libertà.
Possiamo approcciare le situazioni come meglio vogliamo, decidere se essere elusivi o andare spediti verso l’obbiettivo, sfruttare l’ambiente per mimetizzarci, nasconderci o addirittura attaccare i nemici e tanto altro. Tutto ciò aumenta non poco il livello di immedesimazione, permettendo non solo di conformare ulteriormente il gameplay alla narrazione ma anche il nostro tipo di approccio, e soprattutto la nostra capacità d’adattamento. Come da titolo, infatti, saremo una costante preda dei Typhon, la razza aliena che sembra aver preso possesso di Talos I, diversi tra loro per tipologia e poteri a cominciare dai Mimic, che possono prendere le sembianze di qualunque oggetto poiché di massa simile. Questo significa che potenzialmente la maggior parte degli oggetti potrà attaccarci, aumentando le possibilità di un attacco cardiaco per lo spavento. Come se non bastasse vi sono gli Spettri, Typhon che hanno preso possesso di esseri umani inconsapevoli, di diversa tipologia e con punti di forza e deboli ben precisi. È da qui che ha inizio la profondità del gameplay di Prey: ogni nemico è infatti scannerizzabile attraverso lo Psicoscopio, permettendoci non solo di studiare il nostro obbiettivo e, di conseguenza, di capire come approcciarlo, ma anche di sbloccare diversi poteri alieni che potremo apprendere grazie alle Neuromod, molto simili per funzione ai plasmidi di Bioshock.
Anche qui si apre un enorme ventaglio di possibilità: lo schema dei poteri è suddiviso in sei sezioni, dove i primi tre raffigurano poteri che potremmo definire classici, come la possibilità di spostare via via oggetti più pesanti, potenziare la salute, la tuta e così via. La parte più interessante riguarda però le potenzialità aliene, grazie alle quali potremo utilizzare i poteri dei nostri antagonisti: onde psichiche, vortici elettrici e di fuoco e addirittura prendere le sembianze di alcuni oggetti come fanno i Mimic. Sbloccare tutte le abilità in una sola run è praticamente impossibile, per cui servirà scegliere con attenzione quale skill sarà in grado di adattarsi al nostro stile di gioco.
Ma in Prey nemmeno il potenziamento del personaggio renderà le cose più facili: innanzitutto, più poteri dei Typhon utilizzeremo, maggiore sarà la probabilità che i sistemi di sicurezza di Talos I ci prendano di mira scambiandoci per per uno di loro. Sarà dunque indispensabile fare attenzione anche a questo aspetto, poiché il gioco non è per nulla semplice: poche munizioni, pochi medikit e nemici estremamente reattivi e cattivi scoraggiano un approccio alla Doom, per cui bisognerà esplorare a fondo la stazione se si vuole sopravvivere. L’esplorazione è direttamente correlata al geniale sistema di crafting, perfettamente contestualizzato, che richiederà la raccolta di materiali diversi, il loro compattamento attraverso dispositivi di riciclo e infine il loro assemblaggio in un altro macchinario per poter creare ciò che serve, ma solo se prima abbiamo trovato gli appositi schemi di realizzazione.
Prey è dunque un RPG in tutto e per tutto, che prende il meglio dai capisaldi del genere e li mescola sapientemente in qualcosa di unico e completo sotto tutti i punti di vista, a parte le fasi incentrate sulle sparatorie: è proprio l’aspetto shooting il punto dolente del titolo, a volte macchinoso e impreciso e davvero frustrante in alcune situazioni. I movimenti non risultano fluidi e davanti a un nemico estremamente rapido usare i proiettili può diventare inutile. Ma come detto ci sono tante strade, e in una di queste è previsto l’utilizzo dell’arma iconica del gioco, il Cannone Gloo, un vero e proprio fucile spara-colla che ci sarà davvero utile in diverse situazioni, come quando dovremo immobilizzare temporaneamente i nemici, assorbire incendi e addirittura costruire muri o scale per arrivare in zone altrimenti inaccessibili. Insomma, quelli di Arkane Studios hanno veramente pensato a tutto e, se aggiungiamo il fatto che è possibile potenziare armi e torrette, riparare oggetti guasti e interagire con la maggior parte degli oggetti di scena, non immagino davvero quale lavoro migliore potremmo aspettarci per quest’anno in questa tipologia di titoli.

È bello ciò che piace

In mezzo a tutte queste vette d’eccellenza, la parte che fa meno strabuzzare gli occhi è il comparto tecnico che, pur utilizzando il CryEngine, fatica a regalare il cosiddetto “effetto wow”. Nonostante la buona modellazione di oggetti, personaggi e scenari, tutto è un po’ sporcato da texture e shader a volte a bassa risoluzione e luci ed ombre in qualche caso imprecise. Fortunatamente, il motore grafico – che ha fatto le gioie di Crytek – fa un buon lavoro sui particellari: fiamme, scintille, scariche elettriche e persino l’acqua sono ben rese mitigando così le sensazioni provenienti dallo schermo.
Ma a mitigare ancor di più, se non addirittura a far chiudere un occhio su alcune deficienze, è il comparto artistico che, prendendo spunto da quanto visto nei due Dishonored, gode di un sapiente uso di filtri particolari e di colori che rendono il tutto simile a un dipinto a olio, cosa che aiuta molto a non focalizzarsi sui dettagli di minor valore. Proprio questa direzione artistica è in grado di regalarci scorci mozzafiato, grazie anche al miscuglio di elementi diversi, dall’Art déco al Retrofuturismo che, come in Bioshock, rendono Prey un titolo memorabile per gli anni a venire. Anche i nemici sono davvero ben realizzati e, se è vero che siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, i Typhon sono probabilmente fatti della stessa materia di cui sono fatti gli incubi: ombre in perenne movimento accompagnate da suoni sinistri che nel contesto risultano davvero suggestivi.
Un ulteriore elemento distintivo è poi il comparto audio: nel corso dell’avventura saremo per lo più accompagnati dai rumori all’interno della stazione spaziale con una bella distinzione tra le zone in assenza di gravità, quelle in cui è presente e lo spazio aperto. Tutto è campionato con dovizia, anche nella realizzazione dei suoni prodotti dai Typhon nelle loro varie connotazioni.
Ovviamente non mancano le musiche, soprattutto d’accompagnamento, in stile stile retrofuturistico con una punta di post-rock, perfette per introdurci in determinate sezioni o per enfatizzare i momenti più concitati. La colonna sonora è stata affidata a Mick Gordon, già compositore per Bethesda delle OST di Doom e Wolfenstein: the new order. 
Anche il doppiaggio, infine, completamente in italiano – così come tutta la parte testuale – risulta ben realizzato, ben recitato e, soprattutto, studiato con le giuste tonalità nei momenti adatti. Questo fa la differenza soprattutto negli audiolog, davvero piacevoli da ascoltare e che soprattutto invogliano il giocatore ad approfondire non solo il plot principale, ma anche le storie personali dell’equipaggio di Talos I.

Commento finale

Prey è un titolo riuscito in quasi tutti i suoi aspetti: Arkane Studios è riuscita a trasportarci nei meandri di Talos I come se ci avesse portato al cinema a vedere un gran film di fantascienza. Titoli come Bioshock, Half Life, System Shock, Total Recall, Dishonored e tanti altri sono presenti in questo lavoro Bethesda amalgamato in modo sontuoso e che, come dicevamo, conserva una propria, forte identità.
Peccato solo per una fase di shooting poco accurata e per un impianto tecnico non all’altezza di altre produzioni tripla A, difetti che non minano comunque un’esperienza assolutamente positiva.
Questo Prey risulta forse un titolo meno “unico” dell’originale, ma è di certo un’avventura che difficilmente troverà concorrenti all’altezza tra quelli di quest’anno e che probabilmente sarà ricordato come uno dei migliori giochi di questa stagione.




Bethesda al lavoro su un nuovo AAA

La notizia è ufficiale: Bethesda sta lavorando a un nuovo titolo AAA: nessun comunicato da Rockville, semplicemente un annuncio di lavoro.
Sul sito di ZeniMax Media (holding, fra le altre, di Bethesda Softworks) è infatti apparso un annuncio riguardo una posizione aperta come Game Performance Manager per la divisione di Bethesda Game Studios di Montreal, per sviluppare un “bleeding-edge AAA freemium game“. Il candidato dovrà aver dimestichezza con le strategie del modello degli acquisti in-game, oltre a 5 anni di esperienza nello sviluppo dei videogame AAA.
Facendo i dovuti ragionamenti, pur essendo affidato alla divisione canadese, difficilmente si tratterà di un mobile game, in cui questa è specializzata, non rientrando i titoli per mobile fra gli AAA.
Potrebbe trattarsi del vociferato Starfield? Un titolo sci-fi potrebbe del resto essere un buon banco di prova per una tecnologia bleeding-edge; quel che è certo è che lo sviluppo di un titolo freemium è una novità per Bethesda, che si troverà a fronteggiare una nuova sfida di mercato puntando sugli acquisti in-game.
L’annuncio su questo titolo potrebbe arrivare nel corso della conferenza di Bethesda all’E3 del 12 giugno che – vi ricordiamo – Gamecompass seguirà in diretta alle 4:00 a.m. (ora italiana).




E3, Bethesda: svelato il nome della nuova IP?

Bethesda potrebbe annunciare una nuova IP durante l’E3: è quanto afferma un utente su NeoGaf che si presenta come un leaker. Stando a quanto si legge nel thread, la compagnia di Rockville, già dalla chiusura di Fallout 3, e subito dopo Skyrim, avrebbe iniziato la pre-produzione di un gdr open world di genere sci-fi: Starfield (questo il nome della presunta IP) condividerebbe con FalloutThe Elder scrolls lo stesso universo, tanto da essere una sorta di anello di connessione, essendo ambientato dopo l’apocalisse nucleare ma prima degli eventi di Mundus.
Altre novità sarebbero una versione di Skyrim in VR, già in lavorazione ma non annunciata per non adombrare Fallout Vr, The Elder Scrolls VI (di cui si starebbe pensando un settimo capitolo) e un videogame da Game of Thrones.

Quanto ci sia di vero potremo saperlo alla conferenza di Bethesda all’E3 che – vi ricordiamo – Gamecompass seguirà in diretta alle 4:00 a.m. (ora italiana) del 12 giugno.




Prey – Quando l’Originalità non Paga (in Senso Stretto)

In queste ultime settimane uno dei titoli che ha attirato maggiormente l’attenzione del pubblico videoludico è certamente Prey. Sviluppato da Bethesda, questo titolo è da considerarsi come un vero e proprio reboot del Prey del 2006, con alle spalle una storia molto diversa da quello che vediamo quest’oggi. Ci sono voluti ben undici anni di lavoro e di gestazione travagliata: il tanto acclamato sequel era stato infatti annunciato nel 2011 e poi cancellato nel 2014, per poi essere ripreso da Bethesda che decise di rilanciare il brand nonostante molti estimatori storcessero un po’ il naso.
Il gioco del 2006 è davvero migliore rispetto alla controparte moderna? Vediamo assieme di cosa si tratta.

Cherokee in space

L’inizio è di quelli che colpiscono. È una giornata come tante altre dove Tommy, il nostro protagonista e nativo americano Cherokee, lotta con il proprio retaggio e le sue origini, nella stazione di servizio insieme a suo nonno Enisi e la sua ragazza, Jen. Un elemento distintivo di Prey è proprio la caratterizzazione di Tommy: un uomo stanco di vivere come un Cherokee e che sogna di potersi godere la modernità e la libertà del XX secolo anche se, in fondo, capisce l’importanza delle radici e la propria cultura in via d’estinzione. Questi pensieri troveranno una brusca interruzione quando una nave aliena rapisce la maggior parte degli abitanti terrestri, compresi lui, Jen e suo nonno Enisi. Le priorità e sogni cambieranno improvvisamente: importerà solo sopravvivere e salvare ciò che si ama di più.
La storia di Prey è permeata prima di tutto da un percorso di crescita del protagonista, un semplice meccanico che si ritrova invischiato in qualcosa molto più grande di lui, che non diventa un mero espediente per andare da un punto A a un punto B ma un’occasione per accettare se stessi con il fardello delle decisioni difficili da prendere. Una volta arrivati sulla nave aliena, dopo esser stati prelevati da un raggio traente, quello che ci appare davanti è qualcosa di atroce: esseri umani fatti a pezzi e ridotti in poltiglia e la paura che ci soffoca e confonde dove l’unica cosa che ci farà andare aventi sarà Jen, che dopo la morte di Enisi, diventerà il nostro faro e unico motivo per continuare a vivere. Ma la morte forse è solo il principio e qui troverà risposta attraverso un piano esistenziale diverso, profondamente legato alle tradizioni Cherokee che sembra far a pugni con quanto vediamo a schermo, ma che invece regala una delle esperienze più originali del mondo videoludico.
Nonostante le premesse e le ottime idee di fondo, però, nella seconda parte dell’avventura si assisterà a una brusca accelerazione delle vicende e a un finale, sicuramente importante e simbolico, ma che probabilmente avrebbe necessitato di un maggiore approfondimento.
Una scena che fa male è quella post-credits, nella quale si assisterà al palese incipit di quello che avrebbe dovuto essere il secondo capitolo che, come sappiamo, non ha mai visto la luce.
Come detto, un punto forte è la caratterizzazione di Tommy, ma trovano risalto anche Jen e soprattutto Enisi, ultimo legame del protagonista alle sue origini. Grazie a lui sarà possibile interagire con l’aldilà, elemento che sarà molto utile in termini di gameplay, come vedremo in seguito.

Non solo preda

Prey si presenta come un FPS senza fronzoli e diretto discendente di Doom ma, a differenza di quest’ultimo, sono state aggiunte alcune feature interessanti che rendono questo titolo almeno peculiare, mouse o pad alla mano. Sono disponibili diverse armi, tutte di natura aliena e quindi una versione fantascientifica delle tipologie che tutti conosciamo. Ogni arma ha una doppia modalità di fuoco, il che approfondisce le fasi di shooting e rende adattabili alcune strategie in base ai nemici incontrati. Capiterà, ad esempio, di utilizzare il classico fucile d’assalto per falcidiare i nemici vicini ma ecco arrivare spari da molto, molto lontano: click destro del mouse e il nostro fucile diventerà automaticamente un fucile di precisione per colpire anche dalla lunga distanza. Probabilmente oggi non gridereste al miracolo vedendo qualcosa del genere ma state certi che un’introduzione di questo tipo amplia di gran lunga le possibilità di fuoco – e quindi d’approccio – alle diverse situazioni.
Ma oltre alle sparatorie c’è di più, a cominciare dai pavimenti anti-gravitazionali che spesso cambiano completamente l’approccio alla battaglia: trovarsi a testa in giù è abbastanza straniante, soprattutto agli inizi diventa difficile non provare un po’ di mal di mare. L’utilizzo dei pavimenti anti-gravitazionali diventa però strategico, dato che dipenderà spesso da noi se utilizzarli o meno. In ogni caso saranno indispensabili per la risoluzioni di piccoli enigmi e sezioni platform che ovviamente non sono il punto centrale del titolo.
Un’altra cosa ad attirare l’attenzione è l’uso dei portali spazio-temporali, che ricordano molto quelli presenti in Portal del 2007 (addirittura gli stessi colori). Sono visivamente suggestivi perché permettono di passare repentinamente da zone del tutto aperte a corridoi e viceversa, molto spesso con differenti centri gravitazionali.
Un altro tocco innovativo è il cosiddetto sistema Anima: come detto precedentemente, Enisi sarà soprattutto una guida spirituale per il nostro protagonista, al quale verranno insegnati i fondamenti delle cultura Cherokee, come in questo caso l’interazione con un piano esistenziale differente. Alla sola pressione di un tasto, la nostra anima diventerà del tutto indipendente dal corpo (sistema ripreso alla larga da Middle Earth: Shadow of Mordor) e quindi utilizzabile per accedere ad alcuni passaggi altrimenti inaccessibili e, grazie a un arco spirituale, sarà possibile colpire i nemici favorendo una bozza di sezione stealth. Ogni colpo consumerà la barra dedicata e sarà possibile ricaricarla assorbendo l’anima dei nemici sconfitti. Il suo utilizzo dipende molto dalla situazione in cui ci troviamo poiché, una volta abbandonato il corpo, esso stesso sarà un bersaglio facile. Proprio l’anima ci permetterà di essere virtualmente immortali in quanto, ricevendo un colpo critico, saremo sbalzati in un limbo dove potremo ricaricare la salute e la barra dedicata a questo potere colpendo determinati bersagli. Proprio un simile sistema è probabilmente l’unico vero difetto di Prey: non c’è una reale sfida in quanto, dopo essere usciti dal limbo, tutto riprenderà come se nulla fosse accaduto. Si ha veramente la sensazione che la morte non abbia conseguenze, dato che i nemici sconfitti rimarranno tali e chi ha perso molta salute continuerà in quello stato. Forse in questo caso sarebbe stato più furbo fare un passo indietro e lasciare il classico sistema dei checkpoint.
Un altro collegamento al mondo spirituale è Talon, un falco che Tommy possedeva durante la sua infanzia e che qui sarà utile (e del tutto indipendente) per distrarre e attaccare i nostri nemici e a indicarci l’obiettivo.
Infine, sarà possibile utilizzare anche delle navette che ampliano ulteriormente le possibilità offerte in termini di gameplay: saranno presenti in zone prefissate, come degli spazio-porti, e serviranno soprattutto per proseguire nel corso dell’avventura.

Prey ottimo direi

Prey utilizza lo stesso motore di Doom 3 e Quake 4 ma qui ulteriormente potenziato. L‘id Tech 4 regala degli ottimi scorci, e con modelli poligonali ricchi di dettagli: personaggi, ambienti, nemici e soprattutto le armi aliene con le loro continue animazioni, portano questo titolo ai vertici della qualità grafica non solo su PC, ma anche su Xbox 360.
Una nota di merito va al comparto degli effetti speciali, davvero ottimi, soprattutto se si pensa all’anno di uscita di questo videogioco: molto spesso capiterà infatti di essere abbagliati da quanto vediamo su schermo, non solo per il buon sistema di luci, ma anche grazie al contorno di esplosioni, scintille, dissolvimento dei nemici e ancora una volta nell’uso e nella visione delle armi.
Il lato artistico mostra, invece, un po’ il fianco a eccessive somiglianze con lo stesso Doom 3, soprattutto negli ambienti, molto simili tra loro, e su alcuni nemici – ma solo alcuni – per niente ispirati. Piccole macchie in un mondo che comunque risulta credibile e in una società aliena che basa la propria tecnologia sulla biomeccanica e su alcuni espedienti puramente fantascientifici che, come abbiamo visto, oltre che funzionali, sono alche molto interessanti da vedere.
In un titolo di questo livello non può ovviamente mancare un comparto audio eccellente a cominciare dalle musiche, create da Jeremy Soule, già famoso per aver composto brani per i vari lungometraggi di Harry Potter e dei vari The Elder Scrolls. Ognuno di essi avvolge sapientemente la situazione che stiamo vivendo, dalla caotica alla più drammatica, aggiungendo quel qualcosa in più al percorso di Tommy. Anche il doppiaggio si attesta su ottimi livelli (inglese con sottotitoli) non solo riguardo i protagonisti ma anche riguardo le varie voci aliene dei nemici e dei comprimari. La qualità si vede anche da questi dettagli em se ancora non bastasse, ogni suono alieno – che siano armi, i passi sui pavimenti anti-gravitazionali e persino la semplice apertura di una porta – è stato campionato apposta, proprio in nome della credibilità citata poc’anzi.

Commento finale

Il Prey del 2006 è un agglomerato di storie tristi, non solo per la trama ricca di tragedie, ma anche per la sua realtà commerciale e di sviluppo che ha visto nella cancellazione del sequel il suo apice.
Prey appartiene a un’epoca profondamente diversa da quella odierna, un tempo dove c’era ancora spazio per qualcosa di nuovo non solo in termini di gameplay ma anche di narrativa, mischiando generi diversi magari a un primo sguardo in contrasto ma proprio per questo dando vita a un risultato originale e accattivante. Nonostante l’alta qualità raggiunta in tutti i settori, Prey fu un flop commerciale e questo non fece altro che mettere una pietra tombale sull’intero progetto che, come sappiamo, è stato ripreso in questi anni da Bethesda.
In conclusione, è davvero migliore del titolo del 2017? Probabilmente sì: la voglia di osare di Human Head Studios, il team di sviluppo originale, rende il Prey del 2006 sicuramente più memorabile. Il Prey di Bethesda è senza alcun dubbio uno dei migliori giochi che potrete giocare quest’anno, eccelle in molte cose, gli puoi voler bene ma in fondo non lo ami. Consiglio a tutti di recuperare il primo Prey, capostipite di un’epoca che di lì a poco avrebbe visto l’entrata in scena di titoli come Bioshock, Mass Effect, Gears of War, Dead Space e altri entrati di diritto nella storia dei videogame.Processore: Intel Core I7 4930K
Scheda video: Nvidia Gigabyte GTX760 4GB
Scheda Madre: MSi X79A
RAM: Corsair Vengeance 16GB
Sistema Operativo: Windows 10