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Quando i videogiochi servono ai militari (TV VERSION 2)

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«Le tecnologie che hanno dato forma alla nostra cultura sono sempre state sviluppate dalla guerra». Così scrive Ed Halter in From Sun Tzu to Xbox per spiegare come negli anni ’50 i primi super computer venivano utilizzati per i calcoli dei dati balistici per il lancio dei missili.

Da lì il passo fu breve quando nel 1980 l’esercito americano vide in Battlezone di Atari un perfetto strumento per l’addestramento delle reclute; il simulatore di battaglia su carro armato fu trasformato in The Bradley Trainer, una versione rivisitata del popolare cabinato con alcune differenze nel gameplay ma con dei controlli più realistici e più complessi.

Nel 1993, con la fine della guerra del golfo, il governo americano fece dei drastici tagli al budget dell’esercito: In assenza di fondi, i marine, intrigati dal popolarissimo Doom per PC, svilupparono la mod Marine Doom nel 1996. Le missioni proposte da questa mod, come l’irruzione in un forte nemico o il salvataggio di alcuni ostaggi, miravano alla collaborazione fra i giocatori e dunque a insegnare la disciplina in un campo di battaglia. La mod, presente in ogni computer dei marine, fu adattata in seguito per Doom 2 e rilasciata al pubblico.

L’attacco alle torri gemelle del 2001 portò l’esercito americano a pensare nuovi metodi per reclutare nuovi giovani. America’s Army, sviluppato dall’esercito americano, fu rilasciato gratuitamente nel 2002 e, riscontrando pareri positivi e costruendo una forte fanbase, diede ai giocatori una vera e propria esperienza all’interno di un esercito. Il titolo infatti, oltre all’esperienza di gioco vera e propria, offriva un campo d’addestramento e corsi di specializzazione senza i quali non si poteva scendere in campo. In caso di ammutinamento il giocatore avrebbe subito severe punizioni, quali la prigione (la momentanea sospensione dell’account) e persino la cancellazione del profilo.

­­­­­­Gli Stati Uniti non furono gli unici a utilizzare i videogiochi come mezzo di propaganda: in Siria infatti è stato sviluppato Under Siege, un titolo in cui il giocatore può combattere a fianco dell’esercito della liberazione palestinese e dunque contro le forze armate israelite. Similarmente in Iran è stato sviluppato Special Operation 85, dove si vestono i panni dell’agente speciale Bahram Nasseri per liberare due ingegneri nucleari imprigionati in Israele. Caso invece molto simile ad America’s Army è invece Glorious Mission, titolo che promuove la vita e l’arruolamento nell’esercito della liberazione popolare cinese.

Con America’s army l’esercito poteva vantarsi di preparare i giocatori per il campo di battaglia e la vita militare ma lo stesso non poteva dirsi per alcune situazioni particolari, come quelle che avevano a che fare con i civili. Tactical Iraqi, incluso nella piattaforma per militari DARWARS, era un simulatore che metteva l’utente proprio di fronte a situazioni che si sarebbero risolte solamente con un’appropriata conoscenza linguistica e culturale; ad esempio, togliere gli occhiali prima di una conversazione è considerato in medio-oriente come una forma di rispetto, mostrare il pollice in su non ha la stessa accezione positiva, e così via.

Il mercato è pieno di titoli di combattimento simulato. A detta di alcuni veterani dell’Iraq, Call of Duty Black Ops 2 e Modern Warfare sono i giochi che meglio restituiscono l’esperienza della guerriglia; gli stessi istruttori consigliano di giocare a questi titoli per estendere l’addestramento e provare nuove tattiche di battaglia. Tuttavia, sempre a detta degli stessi veterani, dubitano dell’efficacia di questi come mezzi di reclutamento in quanto i giocatori non saranno mai veramente preparati per i traumi della guerra: l’istinto di sopravvivenza, la violenza o perdere i propri compagni.

La realtà virtuale arriva in soccorso persino per risolvere questi problemi: SimCoach ci mette di fronte a un avatar 3D che aiuterà a superare lo stress post traumatico e la depressione solita nei veterani di ritorno a casa dando risposte basate su testimonianze di chi ha vissuto simili orrori. Software come questo ci ricordano che è molto meglio impugnare i controller che le armi vere e proprie, e che se proprio si vuole combattere in guerra, è sempre meglio farlo dal proprio divano di casa.